ASPETTA PRIMAVERA, BANDINI

Valutazione
Accettabile-riserve, Realistico
Tematica
Genere
Commedia
Regia
Dominique Deruddere
Durata
105 '
Anno di uscita
1989
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
ASPETTA PRIMAVERA, BANDINI
Distribuzione
Bim Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Dominique Deruddere dal romanzo di John Fante
Musiche
Angelo Badalamenti
Montaggio
Ludo Troch

Sogg.: dal romanzo di John Fante - Scenegg.: Dominique Deruddere - Fotogr.: (normale/a colori) Jean François Robin - Mus.: Angelo Badalamenti - Montagg.: Ludo Troch - Dur.: 105 '- Co-Produz.: Basic Cinematografica C.F.C., Dusk Motion Pictures

Interpreti e ruoli

Ornella Muti (Maria), Joe Mantegna (Svevo Bandini), Faye Dunaway (Hildegarde), Burt Young (Rocco), Michael Bagall (Arturo), Daniel Wilson (August), Alex Vincent (Federico), Tanya Lopert, Renata Vanni

Soggetto

nel 1928 Svevo Bandini, abruzzese emigrato in Colorado, si trova a Natale senza lavoro con una moglie e tre ragazzetti. È in debito per il fitto con la banca che non intende per di più fargli un prestito, mentre la moglie Maria continua ad essere umiliata da negozianti esigenti. Gli cede un giorno un piccolo lavoro da muratore il compaesano Rocco e Svevo si presenta a riparare il caminetto in casa di Mrs. Hildegarde, donna bella, sola e ricchissima. Svevo ne è affascinato, lei gli dà soldi e regali e intanto a casa (lui non c'è tornato) Maria si sente avvilita e abbandonata. Malgrado la sua età è appena un adolescente penserà a far tornare le cose in equilibrio il figlio Arturo che si reca al domicilio della dama per reclamare il padre. Lei, ormai soddisfatta nel suo capriccio passeggero, lascia libero Svevo, il quale rientra in famiglia, con grande gioia di tutti.

Valutazione Pastorale

se si pensa che per fornire di interpreti un bozzetto così fragile e modesto sono stati mobilitati tre nomi di notevole peso (Joe Montana, Faye Dunaway e Ornella Muti, questa nel ruolo dell'emigrante lasciata temporaneamente sola tra figli e bottegai creditori), c'è di che allibire. Si ondeggia fra il verismo più smaccato e vecchiotto e la banalità poichè non sono sicuramente le affettuose intenzioni del ragazzo Arturo, nè la fibra infondo sana e onesta del genitore a riscattare il film dai fliutti impietosi dell'uggia e del prevedibile. Storia dunque senza pretese (parto di una coproduzione italo-franco-belga), ma anche senza talento e accortezze di regia (è di Dominique Deruddere), né pregi formali, piuttosto lacrimogena e molto convenzionale, dove di bello ci sono solo gli abiti (perfetti nel loro stile anni venti) della stagionata americana. Manchevole la fotografia, con uso e abuso dei toni del marrone. Insopportabile l'enfasi della partitura musicale coordinata da Angelo Badalamenti.

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