ASPETTANDO LA NOTTE *

Valutazione
Complesso, Discutibile, Dibattiti
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Keith M.C. Nally
Durata
105'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
END OF THE NIGHT
Distribuzione
Academy Pictures
Musiche
Jurgen Knieper
Montaggio
Ila von Hasperg

Sogg. e Scenegg: Keith M.C. Nally - Fotogr.: (normale/bianco e nero) Tomas Dicillo - Mus.: Jurgen Knieper - Montagg.: Ila von Hasperg - Dur.: 105' - Produz.: In Absentia Production

Interpreti e ruoli

Eric Mitchell (Joe Belinsky), Audrey Matson (Mart Belinsky), Nathalie Devaux (Ragazza francese), Tom Bishop (Shroeder), Michael Kerr, Susan Bruyn, Darroch Greer, Elaine Faye, Dominic Chianese

Soggetto

a New York, i coniugi Joe e Mary Belinsky sono in attesa del primogenito. Ma in Joe è da tempo insorto uno stato di vero disagio: distratto in ufficio, perde il posto, poi si adatta a fare il banchista in un caffè. Il suo stato di "assenza" persiste e intanto è disturbato da strani ronzii ad un orecchio. Una sera vede una sconosciuta - una ragazza francese che frequenta il locale - e la volta successiva la segue in metropolitana e fino a casa: qui, presso la porta, dopo averla disarmata di un coltello, che quella impaurita gli ha messo alla gola, quasi in un raptus la violenta. Diventati amanti, lei improvvisamente lo abbandona. Joe - che intanto si è fatto visitare da uno specialista e sembra non avere nulla di allarmante - continua nelle sue ossessive ricerche di lei fra bar e ritrovi. Licenziato dal caffè in cui lavora si rifiuta di entrare in società con altri due baristi per metter su un locale proprio. Pronto a piantare per strada la moglie carica di acquisti, pur di inseguire una qualsiasi donna che assomigli alla donna francese, Joe corre sempre dietro a ragazze brune e giovani. Una notte una di esse, dietro la quale lui si è lanciato, gli spara per difendersi. Mentre Belinsky cade e muore, Mary partorisce in ospedale.

Valutazione Pastorale

non sono pochi gli uomini che, mentre la moglie sta per mettere al mondo un figlio, avvertono gelosia e timore. L'idea di essere come relegato in un angolo e di non essere più l'unico vezzeggiato può anche inasprirli e sconvolgerli. È chiaro che Joe è persona non in perfetto equilibrio. Convocato alle sedute di preparazione al parto, fatte con altre giovani coppie, è come assente: si fa licenziare dall'impiego, trova un altro lavoro ben più modesto, ma lascia anche quello. Fisicamente egli somatizza il ronzio che avverte in un orecchio per non "sentire" i rumori della realtà, forse irritato dal battito del cuore del feto oramai prossimo a trasformarsi in figlio. Belinsky appare come una persona più che normale, ma di fatto è prigioniera di un enorme egoismo e in ogni caso in fuga perenne. La ragazza francese cui si avvinghia sta a significare il suo bisogno di dominio e di rifugio al tempo stesso, per essere per lei - sbandata com'è - l'unico "altro" desiderabile. Ogni donna inseguita nelle sue squallide notti passate fuori casa (mentendo a Mary con il pretesto del lavoro) non è che un doppione, un facsimile della prima: tutte brune, tutte vagamente somiglianti, giovani e sole. Belinsky è sordo ad ogni altro richiamo: la sua presunta affezione ad un orecchio - vera o immaginaria che sia (anche se nel film circola una radiografia, nella quale qualche macchia fa insorgere dei dubbi in un amico medico che vorrebbe parlarne con Joe, ma questi viene ucciso) - sta a significare anch'essa il rifiuto della paternità e, in conclusione, il rigetto della vita. Su soggetto, sceneggiatura e regìa di Keith Mc Nally, girato in bianco e nero (ma meglio varrebbe dire privilegiando nel grigio il disturbo esistenziale), ecco dunque un film amaro, in sostanza disperato: la storia di un patente squilibrio, se non di una dissociazione. Storia senz'altro interessante; ma il limite dell'opera sta nella mancanza di creatività, nell'essere in fondo monocorde e ripetitiva, tuttavia mai banale. "Aspettando la notte" (così diverso peraltro e non tanto per la traduzione italiana, quanto per la tematica stessa allusa dal titolo originale, che è "End of the night") traccia un accurato disegno psicologico dei personaggi, contiene molti e pregevoli dettagli (accuratissimi, senza la minima sciatteria), ma lascia l'impressione del "tutto costruito", del "non creativo" su di una base molto letteraria. Per la ricerca spasimata e con l'analisi di un disturbo in cui l'ego si tortura e ricompensa ad un tempo, respingendo con ciò affetti, coraggio e doveri, per giungere poi alla morte di Joe (la quale non a caso avviene mentre il nascituro vede la luce), il film appare diaccio e profondamente amaro. Interessa, ma non ottiene partecipazione intensa; a pensarci bene solo pietà, perché il personaggio di Joe, murato nell'egoismo e navigante fra gelosia, fragilità e rifiuto della nuova vita, è come se andasse alla cieca in direzione della Morte.

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