AY, CARMELA! **

Valutazione
Accettabile-riserve, Realistico
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Carlos Saura
Durata
105'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Italia, Spagna
Titolo Originale
AY, CARMELA!
Distribuzione
I.I.F.
Soggetto e Sceneggiatura
Rafael Azcona, Carlos Saura dall'opera teatrale di Josè Sanchis Sinisterra
Musiche
Alejandro Masso
Montaggio
Pablo G. Del Amo

Sogg.: dall'opera teatrale di Josè Sanchis Sinisterra - Scenegg.: Rafael Azcona, Carlos Saura - Fotogr.(panoramica/a colori): Josè Luis Alcaine - Mus.: Alejandro Masso - Montagg.: Pablo G. Del Amo - Dur.: 105' - Produz.: Ibero Americana Films International, Madrid; Ellepi, Film I.I.F., Roma.

Interpreti e ruoli

Carmen Maura (Carmela), Andres Pajares (Paulino), Maurizio De Razza (Ripamonte), Cabino Diego (Gustavete), Josè Sancho, Mario De Candia, Miguel Angel Rellan, Edward Zentara

Soggetto

Nel 1938, due guitti, Carmela e Paulino, accompagnati da Gustavete, un giovane divenuto muto dopo un incidente, circolano fra i soldati delle Brigate Internazionali durante la guerra civile spagnola e danno modesti spettacoli di varietà: lei, canta e danza il fandango davanti agli occhi lustri della truppa, Paulino punta le sue carte sulla declamazione e qualche gesto buffonesco e volgaruccio; Gustavete li accompagna con la chitarra; mentre le sorti delle battaglie sono incerte, i tre si spostano in direzione di Valencia. Imbattutisi nei franchisti fra le nebbie di un bosco e rinchiusi con altri fatti prigionieri, spaventati dalle esecuzioni più o meno sommarie, vengono notati da Ripamonte, un pomposo tenente fascista nonché, da civile impresario di spettacoli, il quale si trova con il suo reparto nel paese, occupato questa volta dai soldati di Franco, di HitIer e di Mussolini. Il tenente Ripamonte vuol metter sù un intrattenimento e ingaggia i tre scalcagnati: allo spettacolo vi assisteranno i militari e, in più, un plotone di prigionieri polacchi, destinati alla fucilazione. Paulino, da opportunista, pur di attraversare indenne con la sua compagna le mobilissime linee della battaglia, accetta malgrado le reticenze di Carmela, frattanto, con una stoffa di tendaggi si arrangia un vistoso vestito e si trucca: lo spettacolino va in prova. Quando la fiera donna si accorge che la vecchia bandiera della Repubblica, che la coppia aveva nel bagaglio, è destinata ad umiliare i polacchi morituri la sua reazione è inevitabile. Si sente complice di una infamia e grida la sua protesta. Nel tumulto del teatro fra canti, applausi ed urli altissimi, un ufficiale con una pistola uccide Carmela.

Valutazione Pastorale

Anche formulando qualche riserva - si è durante una terribile guerra civile e tutto si svolge fra guitti, paesani e soldati (per poche ore a riposo, fra una battaglia ed una esecuzione sommaria) - non sussistono dubbi sul significato e valore di questo film di Carlos Saura. Come per molti altri lavori spagnoli (anche teatrali, e "Ay, Carmela!" viene dal palcoscenico, a firma di Yosé Sanchis Sinisterra), c'è qui l'odore del sangue, ci sono i colori forti della violenza e del dolore, le vampate affocate della sensualità (i due randagi artisti pronti a nascondere ovunque un palpito di amore), il lontano brontolio di carriaggi e cannoni, come pure graffi di comicità. È un film originale e tragico, che riesce ad alternare il sulfureo al picaresco; articolato e ritmato dai sentimenti diversi, nel quadro offerto da una umanità ora crudele, ora tenera. Con fucilate secche in un cortile e una bandiera - quella nascosta - che sventola poi impudente nel campo nemico, giusto sul corpo formoso di Carmela. In molti suoi film Saura ha ripreso e cantato i temi, gli episodi e gli orrori di quegli anni di lotta tra fratelli. Qui la trama pretesto, trapunta anche di guizzi di ironia, raccontata senza intoppi in quell'aura di pausa bellica trova i suoi punti di forza sul palcoscenico da un lato e, dall'altro, nella descrizione del comportamento dei personaggi. Fra le quinte si trasformerà lo squallore degli stracci e della carta dipinta in tragedia e la voce di Carmela in coro di implacabile accusa. Inconscia com'è di certi suoi oscuri ideali, essa cede all'appello dei più alti fra quegli degli esseri umani e, per proclamarli, fa dono delle proprie speranze di vita e di amore, lampeggiando negli occhi fierezza e dignità. Altrettanto perfettamente disegnato il Paulino di Andres Pajares: simbolo dei voltagabbana, docile ai compromessi pur di salvare la pelle, pateticamente fiducioso nell'arte sua modestissima, furbastro e a volte appiccicoso, ma anche pavido e clownesco fra le "coulisse", i sensi e le paure. A più di mezzo secolo di distanza, dopo il franchismo e il post franchismo, all'impegno civile di un Saura bisogna concedere di scrivere la Storia con i toni e modelli in cui le lotte, le colpe, i crimini e gli ideali traggono i loro succhi soprattutto dalle emozioni e dalle fazioni. Ma il film è di generoso respiro, ricco di una Spagna tutta pietre, ferro e ardore: tecnicamente pregevolissimo.

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