BRIGANTI, BRIGANTI * * *

Valutazione
Accettabile-riserve, Problematico
Tematica
Politica-Società, Potere
Genere
Metafora
Regia
Otar Ioseliani
Durata
129'
Anno di uscita
1997
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
BRIGANDS - CHAPITRE VII
Distribuzione
Columbia Tristar film Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Otar Ioseliani
Musiche
Nicolas Zoura
Montaggio
Otar Ioseliani

Sogg. e Scenegg.: Otar Ioseliani -Fotogr.: (panoramica/a colori) William Lubtchansky - Mus.: Nicolas Zoura-bichvili - Montagg.: Otar Ioseliani - Dur.: 129'- Produz.: Martine Mari-gnac

Interpreti e ruoli

Amiran Amiranasvili (Vano), Guio Tzintzadze, Dato Gogibeida-svili, Nino Odzonikidze, Keti Kapanadze, Aleski Dzakeli, Niko Kartsivadze, Nougzar Erkomaichvili, Gogui Dadiani, Guiorgui Glonti, Rezo Assatiani, Dato Tarielachvili, Natalia Baidachvili, Ana Siordia, Manana Davitachvili

Soggetto

Nel Medioevo, Vano, re guerriero, domina incontrastato sui suoi sudditi e passa il tempo fra le feste e baldorie nel suo castello; quando si sen-te annoiato raduna i suoi cavalieri e va a fare la guerra. Tornato vittorioso dalla guerra, dopo aver ucciso, saccheggiato e violentato, il re Vano scopre che la regina non gli è stata fedele. Arresta e tortura i castellani e infine fa decapitare la sposa. Anche per Vano, re guerriero, arriva il momento della resa dei conti, dopo tanto tramare violenza: una coppa di veleno e tutto sem-bra risolto. Invece guarisce e la donna che voleva eliminarlo finisce in pri-gione. All'inizio del 1900, Vano è un abile ladro. I comunisti che in Russia tramano per conquistare il potere ne ammirano l'abilità e lo assoldano; gli offrono onori e autorità. Furti e violenza sono le armi che il partito dei "ros-si" utilizza per conquistare il potere. Raggiunto l'obiettivo, vengono preleva-ti e uccisi l'imperatore e la sua famiglia; case e beni dei nobili sono saccheg-giati e assegnati in premio ai gerarchi più fedeli del partito, tra cui, ovvia-mente, c'è anche Vano. Il partito al potere si organizza con agenti infiltrati ovunque. Arresti, torture orribili, delazioni. Scuola, teatro, musica, arte, scienza sono sotto controllo e chi sbaglia sparisce. I padri insegnano ai figli come si gestisce il "potere" e i figli denunciano i genitori e maestri. A casa di Vano un gerarca specialista in torture, ubriaco, gioca al tiro alla mela, posta sul capo del figlio di Vano, e si ritrova nella Lubianka a dover sperimentare sulla propria pelle le raffinate torture che aveva inventato e applicato con cinica, spietata freddezza. A Vano, un tempo ladro e poi affermato gerarca, come ai suoi colleghi scomodi il "potere" riserva un trattamento più moder-no: una iniezione. Alla vigilia del terzo millennio, Vano vive in un paese dilaniato dalla guerra civile e sta dalla parte dei duri. Al mattino, come ogni giorno, si alza, accende la sigaretta, imbraccia il mitra e va ad uccidere. Con lui cecchini spietati uccidono come cacciatori avidi di preda. Quando sono stanchi si siedono in un prato e, mentre gli artiglieri continuano a distruggere case e vite umane, incoraggiati dal "tifo" dei sostenitori come in uno stadio, loro, i killer della guerra, si riposano e cantano. Oggi, come Ieri, come nel Passato: il "potere" continua ad imperversare sull'umanità: cerca connivenze nella sacrestie e alle porte delle chiese; ruba; si organizza su base internazio-nale. Mafia, commercio di armi, guerra di cosche: anche i Paesi più "demo-cratici" ne sono infestati. Come nel passato i giovani imparano presto: un ragazzo imbraccia il mitra e uccide genitori, parenti, amici e poi chiama la polizia dichiarando di aver ucciso lui questi mafiosi.

Valutazione Pastorale

Montato con sequenze alterne, evocanti storie di guerre, di amori e di tradimenti del passato, tragiche vicende storiche di tem-pi più recenti e pagine amare di storia contemporanea, il film presenta a modo di metafora il ricorrente dramma del potere criminale che domina la società e viene a sua volta travolto dalle sue stesse leggi disumane. Avvalen-dosi di un cast di attori, interpreti eccellenti del gelido, spietato mondo di bri-ganti criminali che hanno gestito nel passato e gestiscono anche oggi il pote-re con fredda determinazione, il regista lancia ancora una volta, attraverso il cinema, un messaggio di chiara, dura denuncia: il potere criminale non paga e prima o poi si autodistrugge. La metafora, tragica e sconvolgente, si chiude con la constatazione che, nonostante i tanti orrori che da sempre vengono cadenzando la storia umana, la vita continua. Un invito a saper reagire, un segno di speranza.

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