Orig.: Stati Uniti (2005) - Sogg. e scenegg.: Jim Jarmush da un'idea di Bill Raden e Sara Driver - Fotogr.(Panoramica/a colori): Frederick Elmes - Mus.: Mulatu Astatke - Montagg.: Jay Rabinowitz - Dur.: 106' - Produz.: Jon Kilik, Stacey Smith.
Interpreti e ruoli
Bill Murray (Don Johnston), Julie Delpy (Sherry), Brea Frazier (Rita), Sharon Stone (Laura), Alexis Dziena (Lolita), Jessica Lange (Carmen), Chloe Sevigny (assistente di Carmen), Tilda Swinton (Penny), Heather Alicia Simms (Mona), Jeffrey Right (Winston), Frances Conroy (Dora), Christopher McDonald (Ron), Chris Bauer (Dan)
Soggetto
Appena lasciato da Sherry, che non lo sopporta più, Don Johnston, scapolo maturo e donnaiolo convinto, riceve una lettera anonima su carta rosa. Una sua ex lo informa di aver avuto da lui un figlio che ha oggi 18 anni e che forse sta cercando suo padre. Winston, il suo vicino di casa appassionato di investigazioni, lo scuote dal torpore e lo spinge a mettersi in viaggio alla ricerca degli indizi giusti. In successione Don incontra quattro donne con le quali in passato ha avuto una relazione: Laura, Dora, Carmen, Penny. Ma nessuno di questi incontri finisce con l'esito sperato. Anzi si risolvono in occasioni per farsi rimproverare i suoi comportamenti egoistici e meschini. Tornato a casa, un giorno Don offre qualcosa da mangiare ad un ragazzo che vede in difficoltà. Si ferma a parlare con lui, gli pone alcune domande dirette. Allora il giovane si impaurisce e scappa. Don resta da solo a guardare la strada vuota.
Valutazione Pastorale
Jarmusch, da sempre regista 'indipendente' e arrabbiato, affronta stavolta il tema, lungamente rimosso della paternità. Don potrebbe essere il regista stesso, che, dopo la lunga fase dei figli visti come ingombro o 'sovrastruttura', avverte accanto a sè più i vuoti che le cose fatte, più ciò che manca di ciò che ha ottenuto. La ricerca del figlio diventa così la ricerca di un nuovo se stesso, di motivazioni forti alla propria quotidianità, di una vita meno occasionale. I quattro incontri con le donne del passato scandiscono le tappe di un viaggio in un'America minore dai bilanci esistenziali tutti in chiaroscuro. Nell'espressione costantemente disarmata, disillusa, assente che Bill Murray conferisce a Don c'é tutta l'ansia legata alle incertezza di un passo che si deve fare ma che fa paura. L'argomento é indovinato, il racconto é denso di un umorismo amaro e trattenuto, ma il finale manca di quel colpo d'ala che ci si asarebbe aspettato da Jarmush. Il regista preferisce restare in sospeso, quasi chiamandosi fuori da una soluzione più netta. Dal punto di vista pastorale, il film è tuttavia da considerare positivamente, come accettabile e senz'altro problematico. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e proposto in occasioni mirate per affrontare il tema del rapporto padre/figlio.