Presentato alla 16a Festa del Cinema di Roma (2021), evento condiviso con Alice nella Città
Interpreti e ruoli
Ben Platt (Evan Hansen), Julianne Moore (Heidi Hansen), Amy Adams (Cynthia Murphy), Danny Pino (Larry Murphy), Kaitlyn Dever (Zoe Murphy), Colton Ryan (Connor Murphy), Amandla Stenberg (Alana Beck), Nik Dodani ( Jared Kleinman)
Soggetto
Evan Hansen è uno studente dell’ultimo anno di liceo, chiamato ad affrontare controvoglia la ripresa scolastica. Per lui è stata un’estate difficile. Evan si sente costantemente fuori posto, senza amici. Lo scontro-incontro con un suo coetaneo cambierà corso alla sua esistenza e a quella delle persone vicine a lui....
Valutazione Pastorale
Va riconosciuto al regista-sceneggiatore statunitense Stephen Chbosky (classe 1970) un certo talento nel raccontare il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Dopo i consensi di critica e pubblico per “Wonder” nel 2017, dal fortunato romanzo di R. J. Palacio, Chbosky, firma la regia di “Caro Evan Hansen” (presentato alla 16a Festa del Cinema di Roma, evento condiviso con Alice nella Città), adattamento cinematografico del musical teatrale di Steven Levenson e del duo Benj Pasek & Justin Paul. Muovendosi tra dramma a sfondo psicologico-esistenziale, con raccordi musical, il film “Caro Evan Hansen” mette a tema l’isolamento sociale di un adolescente, chiuso in se stesso e assalito da ripetuti attacchi di ansia. Evan Hansen (a interpretarlo è Ben Platt, che ha ricoperto il ruolo anche nello spettacolo a Broadway conquistando un Tony Award) è uno studente dell’ultimo anno di liceo, chiamato ad affrontare controvoglia la ripresa scolastica. Per lui è stata un’estate particolarmente difficile; a sostenerlo c’è solo la premurosa madre Heidi (Julianne Moore), che si barcamena tra turni logoranti in ospedale. Evan si sente costantemente fuori posto, senza amici. Lo scontro-incontro con un suo coetaneo cambierà corso alla sua esistenza e a quella delle persone vicine a lui. Costruito sull’espediente della “bugia bianca”, il film “Caro Evan Hansen” ci conduce nelle pieghe dell’animo adolescenziale, nel cuore delle tempeste emotive più problematiche. Prospettiva del racconto, infatti, è quella di chi si sente tagliato fuori, emarginato dalla comunità scolastica; Evan è l’emblema dell’“outsider” come riporta il manifesto del film, di chi fatica a entrare in partita con la vita. Con grande delicatezza Chbosky e lo sceneggiatore Levenson tratteggiano il mondo di Evan Hansen, così fragile e preda di tante insicurezze, quelle insicurezze che sono poi il vissuto più comune di numerosi adolescenti oggi, solitari e dispersi tra i social media, resi ancor più provati da una pandemia divisiva. Nello specifico, il film ci presenta il momento in cui Evan è chiamato a uscire dalla sua comfort zone, aprendosi agli altri, assecondando una “bugia bianca”: si finge infatti amico di un altro giovane problematico della scuola, Connor (Colton Ryan), che per troppa fragilità è arrivato a togliersi la vita. Evan decide di confortare la famiglia del ragazzo, regalando loro un ritratto luminoso e inaspettato del giovane, seppur a lui ignoto. Inventa pertanto la storia di un’amicizia solidale, nel segno della tenerezza, per lenire le cicatrici di genitori e compagni di scuola lacerati da un gesto incomprensibile. Ma le bugie non sono mai un bene, anche se nascono con le migliori intenzioni, e alla fine la verità fa il suo corso. Tema complesso e spinoso quello messo in campo dal film “Caro Evan Hansen”, la fragilità adolescenziale e il dialogo disperso in famiglia come pure tra i banchi; la regia di Chbosky lo governa in maniera acuta e responsabile, declinandolo anche in chiave più lieve grazie agli inserti musical, senza però rinunciare alla sua intensità o complessità. Risultando in alcuni passaggi forse un po’ sovraccarico e dispersivo (l’affondo sulle derive dei social media), il film comunque consegna un’istantanea credibile del nostro presente e lo fa con un linguaggio attuale, di grande presa, una vera e propria favola sociale dai contorni drammatici che vira con decisione verso un orizzonte di riscatto e riconciliazione. Elogio infine del cast tutto, in testa Ben Platt nel ruolo di Evan Hansen, ma anche le sempre misurate Julianne Moore e Amy Adams. Inappuntabili. Dal punto di vista pastorale “Caro Evan Hansen” è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito. Idoneo a un pubblico adulto e di adolescenti accompagnati.