CHE MI DICI DI WILLY? **

Valutazione
Discutibile, Complesso
Tematica
Omosessualità
Genere
Drammatico
Regia
Norman René
Durata
99'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
LONGTIME COMPANION
Distribuzione
Life International
Soggetto e Sceneggiatura
Graig Lucas
Musiche
Greg De Belles
Montaggio
Katherine Wenning

Sogg. e Scenegg.: Graig Lucas - Fotogr.: (normale/a colori) Tony Jannelli - Mus.: Greg De Belles - Montagg.: Katherine Wenning - Dur.: 99' - Prod. Stan Wlodkowski

Interpreti e ruoli

Stephen Caffrey ("Spino"), Patrick Cassion (Howard), Brian Cousins (Bob), Bruce Davison (David), John Dossett (Paul), Mark Lamos (Sean), Dermot Mulroney (John), Mary Louise Parker (Lisa), Campbell Scott (Willy)

Soggetto

otto giovani omosessuali, Alan (fratello di Lisa, una ragazza già fidanzata), soprannominato "Spino" per la folta barba, Willy, Howard, David, Sean, John, Paul e Bob hanno successo nel lavoro, e appartengono in gran parte al mondo degli scrittori, sceneggiatori e attori dei teleromanzi, mentre Spino è un avvocato. Essi vivono agiatamente e sereni, e fra alcuni di loro ci sono legami amorosi, come fra Willy e Spino, David e Sean, Howard e Paul. Ma nel luglio del 1981 il New York Times parla per la prima volta di una malattia totalmente sconosciuta, che comincia a far vittime, specialmente fra i "gay" e i drogati: è l'AIDS. Rapidamente i vaghi allarmi si tramutano in terrore; il primo dei gruppo ad ammalarsi è il giovane John, che in poco tempo peggiora e muore, presto seguito dal suo compagno Bob. Ora gli amici superstiti sono spaventati; temono il contagio anche fra loro mentre vengono emarginati dalla società. Perciò cominciano a vivere in un incubo, e anche i loro incontri ne risentono. Intanto Paul è ricoverato in ospedale per una grave lesione al cervello, causata dall'AIDS. Poi è la volta di Sean, brillante sceneggiatore, cui la malattia devasta presto il corpo e la mente: il suo compagno David lo assiste con dedizione, e in seguito lo cura in casa propria, nonostante i medici gli abbiano sconsigliato di farlo per timore del contagio. Sean spira serenamente, confortato dal fedele David, che l'anno seguente muore anch'egli. Ancora una volta i superstiti si riuniscono per il funerale, ricordando il coraggio dimostrato dal morto amico, e il suo brillante senso dell'umorismo. Intanto Spino cerca di far valere i diritti di Howard, che, come molti altri "gay", è stato privato della casa e del suo lavoro di attore, mentre Willy aiuta gli ammalati soli, facendo per loro anche i lavori domestici. Dopo 9 anni dal primo allarme, di quel gruppo di amici sono rimasti in vita solo Willy e Spino, che si trovano su una spiaggia deserta con Lisa: sono tristi e amareggiati, ma sperano sempre che la terribile malattia sia sconfitta, e, mentre rivedono come in sogno gli amici scomparsi, si augurano un futuro più sereno.

Valutazione Pastorale

questo film complesso e spesso angosciante è condotto molto bene dal regista Norman René, che ha impiegato nei vari ruoli bravi attori di teatro, riuscendo a provocare nello spettatore uno stato di profonda tensione. La vicenda è presentata con uno stile quasi da documentario e con notevole sobrietà, sfumando al massimo i rapporti omosessuali dei protagonisti, in modo che niente scade nella grossolanità. Pur cercando di provocare la pietà dello spettatore per questi malati, il regista non cade nel melodramma, presentando invece con delicatezza i momenti più tragici, come quello della fine di Sean, quando David lo "aiuta" a morire, tenendogli la mano e parlandogli dolcemente. Nonostante la scabrosità dell'argomento, che si riferisce a problemi anche troppo reali, si possono notare nel film elementi positivi. Manca assolutamente, infatti, un incitamento al male, del quale vengono mostrate le funeste conseguenze, senza abbellimenti e senza ricorrere mai a grossolanità, o a rappresentazioni esplicite di rapporti intimi. Positivo è poi il profondo sentimento di David per Sean, che lo porta ad assisterlo fino a contagiarsi e a morire, e apprezzabile è la buona volontà di Willy, che si prodiga nei lavori più umili, per aiutare dei malati soli e a lui sconosciuti. Si può forse rilevare una certa idealizzazione di questi "gay", che appaiono tutti un po' troppo perfetti, ma certamente i loro caratteri sono disegnati con cura, e la sofferenza dei malati è mostrata con sincera partecipazione.

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