CHRISTIAN

Valutazione
Accettabile, semplicistico
Tematica
Famiglia - genitori figli, Giovani, Libertà
Genere
Avventuroso
Regia
Gabriel Axel
Durata
105'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Danimarca, Francia, Italia
Titolo Originale
CHRISTIAN
Distribuzione
Titanus Distribuzione
Musiche
Nikolay Christensen, Ludwig Van Beethoven
Montaggio
Nils Paghanderson

Sogg. e scenegg.: Gabriel Axel - Fotogr. (Panoramica/a colori): Morten Bruvs - Mus.: Nikolay Christensen, Ludwig Van Beethoven - Montagg.: Nils Paghanderson - Dur.: 105' - Produz.: Victoria Film, Lyngby, Ellepi Film, Roma, Chrysalide film, Paris.

Interpreti e ruoli

Nikolay Christensen (Christian), Nathalie Brusse (Aicha), Preben Lerporffrye (Nonno di Christian), Jens Abentzen (Johnny), Nadine Alari (Françoise), Bernard Pierre Donnadieu, Carole Aymond, Asger Bonfils.

Soggetto

A Copenaghen, il diciottenne Christian, inquieto e svogliato, non trova nella propria modesta famiglia amore e comprensione. Solo il vecchio nonno, che vive in un confortevole ospizio, lo ama veramente e riceve le sue confidenze. Quando Christian scopre il tradimento della ragazza che ama, e perde il posto di lavoro come chitarrista in un pub, diventa amico di giovani delinquenti e compie piccoli furti, mentre va bighellonando per le vie della città. Poi, dopo aver partecipato al furto di un camion, viene chiuso in un riformatorio, nello Jutland. Il ragazzo, che ha sempre sognato avventure e viaggi su velieri, magari nei mari della Polinesia, non sopporta d'essere rinchiuso, e fugge perciò dal riformatorio, senza avere una meta precisa. Non ha soldi, ma a volte ne guadagna un po' cantando e accompagnandosi con la chitarra, e si arrangia alla meglio. Pur essendo privo di passaporto, con l'aiuto di molte persone gentili e fiduciose, Christian riesce a fare un lungo viaggio, che, attraverso l'Europa, lo porta prima a Parigi, poi in Spagna e infine nel Marocco. Qui capita in un piccolo villaggio berbero, ai piedi dell'Atlante, dove viene accolto con generosa ospitalità da una famiglia di agricoltori semplici e gentili, i quali, senza fargli domande sul suo passato, lo trattano subito affettuosamente. Il giovane girovago trova finalmente una vita che lo appaga, un lavoro onesto, ed ama riamato una ragazza berbera, Aicha. Ma. mentre sta per fidanzarsi con lei, col consenso della famiglia, piomba al villaggio il console danese, che ha già avuto modo di conoscere Christian e le sue malefatte, e, scoperto il suo rifugio, viene a riprenderlo per rimandarlo in patria a finire di scontare la sua pena. Senza rivelare alla famiglia amica il passato del giovane, il console assicura a Christian che le antorità della Danimarca saranno indulgenti con lui, e perciò egli potrà tornare presto in Marocco.

Valutazione Pastorale

Anche se vi si trovano buoni propositi e belle fotografie, il risultato è piuttosto banale e perfino noioso. Christian dovrebbe essere un esempio del malessere giovanile d'oggi, ma la sua storia non è sufficientemente approfondita, nè risulta drammatica come dovrebbe, e il suo comportamento, prima del suo arrivo in Marocco, è solo quello di un giovane delinquente, che sfrutta la dabbenaggine del prossimo. Sembra incredibile, infatti, che egli trovi durante il suo lungo peregrinare tante persone disposte ad aiutarlo e a fidarsi di lui, e che riesca a conquistare tutti, senza mai dare niente di sè agli altri, e non mostrando neppure un particolare fascino. Perfino il console danese, al suo arrivo in Marocco, si fa abbindolare, e, senza far compiere accertamenti sulla sua identità, gli consegna un documento provvisorio. Nel villaggio berbero il giovanotto dovrebbe infine trovare se stesso, un lavoro e l'amore, ma in realtà non lo si vede mai lavorare seriamente e il suo amore con Aicha è trattato con superficialità. Questo finale, eccessivamente edulcorato, che lo vede pronto a farsi mussulmano, non spiega neppure in modo approfondito il mutamento provocato in Christian dall'incontro con la cultura del Marocco.

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