CINECITTÀ CINECITTÀ

Valutazione
Accettabile, Semplicistico
Tematica
Genere
Commedia
Regia
Vincenzo Bapolisani
Durata
88'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
CINECITTÀ CINECITTÀ
Distribuzione
U.I.P.
Soggetto e Sceneggiatura
Maria Luigia Cafiero, Giovanna Caico, Marco Cecconi, Costanza De Palma, Paola Lasi, Barbara Maccari, Maurizio Mandel, Francesca Panzarella, Leonardo Spina, Stefano Tummolini
Musiche
Armando Trovaioli
Montaggio
Carla Simoncelli

Sogg. e Scenegg.: Maria Luigia Cafiero, Giovanna Caico, Marco Cecconi, Costanza De Palma, Paola Lasi, Barbara Maccari, Maurizio Mandel, Francesca Panzarella, Leonardo Spina, Stefano Tummolini - Fotogr.: (panoramica/a colori) Massimiliano Sano - Mus.: Armando Trovaioli - Montagg.: Carla Simoncelli - Dur.: 88' - Produz.: Mass Film, Studio El

Interpreti e ruoli

Amanda Sandrelli (Sara), Corso Salani (Antonio), Massimo Wertmuller (Luigi), Fabio Traversa (Diego), Franco Trevisi (Franco), Saverio Vallone (il Segretario di Produzione), Giovanni Pallavicino (Spadone), Adriana Facchetti, Isabella Liberatori, Eugenio Masciari, Steve Spedicato

Soggetto

a Roma nel teatro numero 5 di Cinecittà si sta girando un film in costume. Tra generici in abiti di monaci, villici ed armigeri, tra buoi e cavalli si aggira assai sperduto Antonio, giovane di Poppi in Toscana, nel vano tentativo di parlare con il dottor Jacomazzi, produttore inafferrabile, cui ha da tempo inviato una propria sceneggiatura. Antonio qui incontra svariati personaggi, in pausa o in azione, habitué di Cinecittà: Franco, il direttore di produzione e il segretario (sempre in caccia di ritardatari); una coppia di attori (Luigi e Diego), quarantenni già pugnaci combattenti delle pièce nelle cantine off, ora ridotti in particine miserevoli; un tecnico che fa il pic nic con la famigliola sotto i pini della città del cinema; una anziana comparsa (Spadone), nella parte di un ugonotto (con una sola battuta mutilata di continuo), nonché la segretaria di Franco, che si prepara ad un esame universitario, alternando i classici latini alle telefonate. Soprattutto Antonio fa la conoscenza di Sara, ragazza-madre con il bambino sempre con lei la quale, adusa a provini pubblicitari, riesce a strappare una posa sul set. L'aspirante e tenace sceneggiatore stabilisce con lei un dialogo cordiale; respira l'aria di quel Ciname che gli pareva mitico; osserva tecnici e figuranti, e di tutto scrive alla mamma lontana. Per un puro caso, il dottor Jacomazzi gli rivolge la parola: la sceneggiatura (ma davvero gli avrà dato un'occhiata frettolosa?) gli è sembrata discreta, ma il giovane non ha appoggi politici. Deluso, Antonio si butta giù dall'alto del tetto del teatro n.5 per morire, ma cade sul pavimento tra alberi (di compensato) e rocce di cartone, per finire su un soffice strato di neve (finta anch'essa). Tutto nel cinema è illusorio e da spettacolo, suicidio incluso. Ma, poiché la speranza e l'Arte non muoiono mai, Sara "imbarca" nella sua piccola automobile Antonio, Luigi e Diego per mettere insieme una sceneggiatura, un po' di esperienza e l'avvenenza femminile e tentare ancora e sempre con coraggio l'avventura del Cinema.

Valutazione Pastorale

troppo poco, soprattutto se si pensa che fra soggetto e sceneggiatura si sono mobilitate ben dieci persone. Il film (di Vincenzo Badolisani) soffre di un montaggio di dubbia validità e di un gran semplicismo. Tutta la precarietà, le illusioni e speranze di un mondo contraddittorio finto e realistico al tempo stesso non possono venir fuori da un film frammentario. Non si è troppo lontano dal limite della inconsistenza. Passabili (ma poco più che macchiette) comparse e generici, che qui vivono con forzata naturalezza la loro giornata particolare, fra ricordi dei Kolossal di ben altre stagioni e di quel lavoro in quel mitico spazio, che offriva loro partecipazione e senso di vita. Il film ha però una qualità, rarissima ai nostri tempi: non presenta né grossolanità, né volgarità alcuna, neppure in qualche momento, in cui situazioni e dialogo avrebbero potuto favorire le consuete scivolate. Un breve poscritto sulla colonna musicale. Ottima cosa se il favoloso spazio di Cinecittà risuonerà più spesso del "silenzio si gira" necessario a nuovi film. Ma là sono rimasti anche echi sonori più che pregevoli: riciclarli con motivetti frusti e banali non è sicuramente stato un buon servizio.

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