COUS COUS

Valutazione
Accettabile-riserve, semplicistico
Tematica
Famiglia, Giovani, Politica-Società
Genere
Metafora
Regia
Umberto Spinazzola
Durata
90'
Anno di uscita
1996
Nazionalità
Italia
Distribuzione
I.I.F.
Soggetto e Sceneggiatura
Umberto Spinazzola, Eraldo Taliano, Eleonora Lavella Umberto Spinazzola, Eraldo Taliano
Musiche
Autori vari
Montaggio
Anna Napoli

Orig.: Italia - Sogg.: Umberto Spinazzola, Eraldo Taliano - Scenegg.: Umberto Spinazzola, Eraldo Taliano, Eleonora Lavella - Fotogr.(Panoramica/a colori): Claudio Meloni - Mus.: Autori vari - Montagg.: Anna Napoli - Dur.: 90' - Produz.: Immagine & Comunicazione.

Interpreti e ruoli

Evie Garrat (Eveline), Toni Bertorelli (Frankie), Edoardo Di Mauro (Edo), Philippe Leroy (Isaia), Charmaine Sinclair, Malya Woolf, Olga Lowe, Yoshiki Sekino, Tuan Hong, Albert Lee, Paolo Serazzi, Luciano Bosia.

Soggetto

Secondo le previsioni del futuro all'inizio del terzo millennio vi saranno sfratti senza fine; la gente dormirà sotto i ponti e, là dove mancano, in strada; i musicanti delle "band" andranno a provare il repertorio chi sa dove e la loro musica sarà bandita. Questo già accade a Torino, dove nonna Eveline e un gruppetto di ragazzi (la mulatta figlia adottiva-vocalista della band, con tre giapponesi e due tecnici) i Cous Cous vengono sfrattati su richiesta di condòmini che non riescono a dormire per le prove notturne, oltre a Edo, un fumatore accanito e sempre insonne. Costoro tentano invano di essere ospitati in albergucci occupati da altri maniaci e svitati; spronano Eveline a farsi dare dai suoi parenti (madre isterica e fratello scemo, che rifiutano ogni ospitalità) il recapito di un altro fratello Frankie mai più visto da quindici anni. Costui, ridottosi a vivere in una baracca di campagna e a suonare fin dall'alba alla porta delle chiese, è un anziano trombonista, però generoso, che accoglie i Cous Cous. Ma ecco che arrivano ruspe e bul-dozer e anche Frankie a causa di un'autostrada in costruzione, viene sfratta-to. Di passaggio sotto un ponte, i ragazzi, la nonna e Frankie ascoltano una grossa band che suona un pezzo di Glenn Miller. Poi la nonna dalla sempre fertile inventiva si mette in contatto con Isaia, antico amore di gioventù, diventato uomo danaroso, nel bel mezzo di un festino riservato ai "Vip" in un lussuoso hôtel. Isaia si aggrega ai Cous Cous: ha ancora la madre (ricchissima proprietaria immobiliare), ne occupa con i giovani un edificio abbandonato e, nella notte, sul tetto Isaia e Frankie fanno un bel duo a suon di musica. Sfrattati e ostracizzati da una società (che tuttavia anche loro hanno contribuito ad assordire), avvelenata dalla incessante pressione dei suoni che la intontiscono con radio e televisione, i Cous Cous hanno trovato un loro piccolo territorio dove essere liberi. Dopo giorni e giorni di vita randagia, anche l'amico Edo nonostante sigarette, caffè e veglie forzate è finalmente riuscito a chiudere gli occhi all'alba, sul lastrico solare di quell'immobile abbandonato dalla gente.

Valutazione Pastorale

Difficile trovare in questo film di Umberto Spinazzola (anche soggettista e sceneggiatore) uno spessore logico. La affermazione della libertà è polemica trita e gratuita: forse le intenzioni puntavano sull'ironia e sul richiamo al surreale. D'altra parte, i maniaci esecutori e fan di tutti i tipi della musica cosiddetta percussiva ed ossessiva, sono gli ultimi ad avere il diritto di protestare: essi dispongono di mille spazi, ne utilizzano di quelli storici e di enormi (come tanti stadi) e coloro che preparano piani regolatori metropolitani ne indicano sempre di nuovi (come "servizi sociali" irrefutabili). Resta dunque vano dedurre che cosa veramente abbia voluto significare, lamentazioni a parte, chi ha firmato il film. Il quale film, che ha una certa spigliatezza iniziale e qualche scenetta valida e che si svolge in una Torino per lo più notturna e irreale, finisce col proclamare molte banalità ed alcune grossolanità.

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