CREATURE DEL CIELO

Valutazione
Inaccettabile, Ambiguo
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Peter Jackson
Durata
99'
Anno di uscita
1995
Nazionalità
Nuova Zelanda
Titolo Originale
HEAVENLY CREATURES
Distribuzione
Academy Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Peter Jackson, Frances Walsh
Musiche
Peter Dasent
Montaggio
Jamie Selkirk

Sogg. e Scenegg.: Peter Jackson, Frances Walsh - Fotogr.: (scope/a colori) Alun Bollinger - Mus.: Peter Dasent - Montagg.: Jamie Selkirk - Dur.: 99' - Produz.: Jim Booth

Interpreti e ruoli

Melanie Lynskey (Pauline Parker), Kate Winslet (Juliet Hulme), Sarah Peirse (Honora Parker), Diana Kent (Hilda Hulme), Clive Merrison (Henry Hulme), Simon O'Connor (Herbert Rieper), Peter Elliott (Bill Perry), Jed Brophy, Gilbert Goldie, Ben Skjellerup, Geoffrey Heath, Kristi Ferry, Darien Takle, Elisabeth Moody, Liz Mullane

Soggetto

nel 1954, nella cittadina neozelandese di Christchurch, Pauline Parker, di famiglia popolana, vive un'adolescenza asprigna ed inquieta, in scontroso attrito con la madre Honora e priva di rapporti affettivi con i familiari. Ricevuto in dono per Natale un diario, vi si rifugia come ad unica alternativa all'ambiente monotono e deprimente, riversandovi le sue bizzarre fantasie di quindicenne. Iscritta ad una scuola superiore di Christchurch, in cui vige una disciplina di tipo militare e nella quale spadroneggia un corpo insegnante di donne arcigne ed acide, vi conosce Juliet Hulme, un'inglesina benestante, in ritardo con gli studi per motivi di salute, che la colpisce per la sua arroganza provocatoria e con la quale stringe ben presto un'amicizia esclusiva, trovando negli atteggiamenti e nel linguaggio insolente di costei una piena consonanza con il proprio temperamento ribelle ed il completamento della propria indole negata alla comunicazione, chiusa e torva. Il mondo fantasioso di Pauline diventa il mondo di Juliet, un irreale castello medioevale, popolato di guerrieri, principi e principesse, che le due materializzano plasmando statuine di plastilina e facendole protagoniste di storie complicate, che isolano sempre più le due ragazze dalla realtà. L'amicizia assume frattanto toni sempre più devianti ed equivoci: non sopportano di vivere separate, neppure quando Juliet deve andare in sanatorio per qualche mese. E quando l'inglesina sorprende la madre Hilda, impegnata in un rapporto sessuale con uno sconosciuto, e il padre Henry è deciso a lasciarla ed a tornarsene in Inghilterra, la situazione di Juliet si fa sempre più precaria: dovrà riparare in Sudafrica. Tutto congiura per rendere irreversibile l'infatuazione morbosa delle due ragazze, fino al finale truce: poiché le viene negato di seguire l'amica, Pauline va macchinando con lei, fredda e determinata, il cinico tranello per eliminare la madre Honora.

Valutazione Pastorale

il regista prende lo spunto del film dalla cronaca nera di quegli anni, cercando di attenuarla accentuando l'aspetto dell'amicizia delle due ragazze. Non si nega l'interesse dello spunto, ma si perde l'occasione di farne oggetto di seria riflessione sociologica e familiare. Lodevole l'assunto di andare oltre il pressapochismo scandalistico col quale la stampa ed i media di tutti i tempi si limitano a gettare in pasto alla curiosità dei più fatti che andrebbero altrimenti ponderati e valutati: ritornare sui luoghi della raccapricciante vicenda; interrogare le persone, la polizia, la magistratura. Ma e le cause? Che altro esito si poteva attendere da due famiglie allo sfascio, una scuola-caserma, gelida al limite della disumanità; dall'assenza totale di princìpi di una società senza morale e senza iniziative a misura d'adolescente; da interventi correttivi mascherati da comportamenti contraddittori dei pseudo-educatori? Più che storia di un'amicizia finita male, la vicenda è la storia di due adolescenze tradite, abbandonate a sé stesse dall'egoismo di una società che non sa far nulla per dar senso alla loro vita.

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