Orig.: Stati Uniti (2011) - Sogg. e scenegg.: Whit Stillman - Fotogr.(Panoramica/a colori): Doug Emmett - Mus.: Mark Suozzo, Adam Schlesinger - Montagg.: Andrew Hafitz - Dur.: 99' - Produz.: Jacob Jaffke, Whit Stillman.
Interpreti e ruoli
Greta Gerwick (Violet), Analeigh Tipton (Lily), Megalyn Echikunwoke (Rose), Carrie MacLemore (Heather), Adam Brody (Fred Packenstacher/Charlie Walker), Hugo Becker (Xavier), Ryan Metcalf (Frank), Billy Magnussen (Thor), Caitlin Fitzgerald . (Priss), Zack Woods (Rick Dewolfe), Nick Blaemir . ('Freck' Astaire)
Soggetto
Università di Seven Oaks, nell'Ohio. Le studentesse Violet, Rose, Heather accolgono nel loro gruppo Lily, appena arrivata da un altro istituto. Insieme sono responsabili del Centro di Prevenzione Suicidi, dove accolgono gli studenti che si sentono delusi e depressi: un fenomeno purtroppo frequente da quelle parti. Le quattro ragazze parlano e discutono in modo fitto tra loro alla ricerca della formula giusta per l'equilibrio individuale. Violet sembra la più sicura di sè, ma per tutte arriva il momento di confrontarsi con le rispettive relazioni sentimentali: ostacolo quasi insuperabile. Lo scontro tra le regole personali e quelle della comunità universitaria diventa stridente e si può risolvere solo con l'accettare pregi e vantaggi offerti dallo studio e dall'amicizia.
Valutazione Pastorale
Dopo dieci minuti sembra di essere catapultati in un territorio quasi indecifrabile. Consueto è certamente il contesto universitario, mentre spiazzante è il gruppo delle quattro ragazze protagoniste, imprevedibili i loro discorsi, le parole, gli atteggiamenti. Il tutto impreziosito dal modo di vestire, dagli inciampi affettivi, dai ruvidi innamoramenti. E da regole rigide per essere belle, ordinate, impeccabili, positive. Il punto di partenza è il Centro di Prevenzione Suicidi, che Violet e le altre gestiscono per andare incontro ai numerosi studenti in crisi di depressione. E già questa notazione indulge ad un sottotono esistenziale dai profumi acri, con conseguenze su scorciatoie salvifiche fatte di gruppi religiosi, regole nei rapporti amorosi, sguardi timidi e ritrosi. Stillman rivolta un materiale soffocato dal cinema americano più abusato per farne oggetto di una metafora impudente e provocatoria: mostrare una personalità femminile robusta e decisa, una capacità di gestire e affermare i valori in cui si crede. Entrano in gioco cultura, creatività, sfida alla dispersione. E si fa ricorso infine al ballo, al musical, ad una gentilezza che significa capacità di gestione dei rapporti interpersonali. La regia sviluppa una rete sottilissima di introspezione esistenziale, con uno sguardo acuto, intenso, incisivo. Film imprevedibile e originale che, dal punto divista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e, più utilmente, in occasioni mirate dove sia possibile avviare riflessioni sugli argomenti molto stringenti che affronta e, sullo stile lucido che veicola. Attenzione è da tenere per minori e piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di dvd e di altri formati tecnici.