FAHRENHEIT 9/11

Valutazione
Ambiguità, Discutibile, dibattiti
Tematica
Mass-media, Politica-Società
Genere
Documentario
Regia
Michael Moore
Durata
112'
Anno di uscita
2004
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Fahrenheit 9/11
Distribuzione
Bim Distribuzione
Musiche
Jeff Gibbs
Montaggio
Kurt Engfehr, Christopher Seward, Todd Woody Richman

Orig.: Stati Uniti (2004) - Sogg. e scenegg.: Michael Moore - Fotogr.(Panoramica/a colori): Mike Desjarlais, Kirsten Johnson, William Rexer - Mus.: Jeff Gibbs - Montagg.: Kurt Engfehr, Christopher Seward, Todd Woody Richman - Dur.: 112' - Produz.:Jim Czarnecki, Kathleen Glynn, Michael Moore.

Interpreti e ruoli

Michael Moore (se stesso), tutti coloro che appaiono in interviste o attraverso materiali d'archivio.

Soggetto

Con il supporto di materiali d'archivio (alcuni noti altri poco o per niente conosciuti), mostrando documentazione scritta e interrogando varie persone, Michael Moore ricostruisce sia i rapporti d'affari che legano la famiglia Bush a Bin Laden sia i presunti brogli accaduti nel conteggio del voto in Florida, lo stato decisivo per la vittoria di George jr. nel 2000. Seguono poi spiegazioni sulle malefatte dell'ammnistrazione nel quadriennio che sta per terminare, quindi interviste ai soldati americani al fronte, poi immagini relative alle forme di reclutamento dei giovani a Flint, la cittadina natale di Moore. Ci sono infine i feriti dimenticati in ospedale, le imprese che hanno appalti con l'esercito, il dolore inconsolabile di una madre che ha perso il figlio in guerra.

Valutazione Pastorale

Incoraggiato dal successo di "Bowling a columbine", Michael Moore confeziona un altro documentario, occupandosi di argomenti che sarebbe pura miopia definire poco interessanti. Si parla di sistema elettorale, di brogli, di affari nascosti, di distemi ricattatori. Si parla dell'America che vuol rimanere locomotiva del mondo e per restarlo utilizza la forza del dollaro e della guerra. Purtroppo in maniera più accentuata rispetto al suo titolo precedente, Moore lascia cadere ben presto la possibilità di alzare la voce a difesa degli altri per diventare a sua volta guerriero. Il documentario allora non parla delle tante facce poco simpatiche dell'America ma solo dell'America corrotta dal governo Bush, della povera America caduta nelle mani di un mascalzone. Dicendo cose anche indubbiamente vere, il film si lascia trascinare dall'ideologia del pregiudizio e perde mordente, non ha slancio umanitario né autentica passione civile. Se la parte finale risulta più convincente, resta tuttavia il grave limite dell'assenza di un contraddittorio: é da ricordare ad esempio il documento dei vescovi americani contro la guerra preventiva. Nell'insieme dunque l'operazione soffre di alcuni limiti di fondo pur restando utile e da rispettare. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come discutibile, con qualche ambiguità ma adatto per dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e recuperato in occasioni mirate, con la possibilità di allargare con altri punti di vista la riflessione sugli argomenti proposti.

Le altre valutazioni

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