Felicità

Valutazione
Complesso, Problematico
Tematica
Abusi sui minori, Amore-Sentimenti, Avidità, Denaro, Educazione, Emigrazione, Famiglia, Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli, Lavoro, Matrimonio - coppia, Politica-Società, Psicologia
Genere
Drammatico
Regia
Micaela Ramazzotti
Durata
105'
Anno di uscita
2023
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
Felicità
Distribuzione
01 Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Isabella Cecchi, Alessandra Guidi, Micaela Ramazzotti
Fotografia
Luca Bigazzi
Musiche
Carlo Virzì
Montaggio
Jacopo Quadri
Produzione
Raffaella Leone e Andrea Leone, Lotus Production con Rai Cinema e con il contributo della Regione Lazio

Il film ha vinto ha vinto il Premio Armani Beuty (riconoscimento assegnato dagli spettatori) nella sezione “Orizzonti Extra” all’80ª Mostra del Cinema di Venezia.

Interpreti e ruoli

Max Tortora (Max Mazzoni), Anna Galiena (Floriana Mazzoni), Micaela Ramazzotti (Desirè Mazzoni), Matteo Olivetti (Claudio Mazzoni), Beatrice Vendramin (Ludovica), Marco Cocci (Riccardo Montero), Massimiliano Franciosa (Luciano), Giovanni Veronesi (Giovanni Veronesi), Sergio Rubini (Bruno)

Soggetto

Roma, oggi. Desirè e Claudio sono due fratelli profondamente uniti, ma psicologicamente fragili, provati da due genitori manipolatori ed egoisti.

Valutazione Pastorale

Micaela Ramazzotti vanta una solida carriera di attrice – tra i suoi titoli: “La prima cosa bella” (2010), “Il cuore grande delle ragazze” (2012), “Il nome del figlio” (2015), “La pazza gioia” (2016) –, interpreta e dirige, per la prima volta, una piccola storia familiare ambientata nella periferia romana dei nostri giorni: “Felicità”. La storia. Desirè (Michela Ramazzotti) e Claudio (Matteo Olivetti) sono due fratelli, legati da un affetto profondo, ma psicologicamente fragili, “prigionieri” di due genitori egoisti e manipolatori. Desirè lavora come truccatrice sui set cinematografici. È uscita di casa presto e, con il suo lavoro, è riuscita a mettere da parte una discreta somma. Disponibile e generosa, Desirè è facile preda dei genitori dai quali non riesce a emanciparsi. Il padre (Max Tortora) tira avanti nutrendosi di banalità, piccole truffe e compromessi; la madre (Anna Galiena) appoggia incondizionatamente il marito e vive con lei un rapporto di strisciante competizione soprattutto per quanto riguarda il fratello, la cui evidente depressione viene continuamente negata, rimossa o affrontata in maniera del tutto inadeguata. Desirè è ingenua, sincera, affamata di affetto, ma non lo trova neanche nel suo compagno Bruno (Sergio Rubini, perfetto come sempre), un docente universitario che se da un lato le fa pressioni perché si emancipi psicologicamente dalla sua famiglia, dall’altro non perde occasione per farla sentire inadeguata e per sottolineare la provvisorietà del loro rapporto. Desirè vuole l’amore, ma si “accontenta” del sesso. Di fronte al gesto disperato del fratello decide di prendere in mano la situazione facendolo ricoverare in una clinica psichiatrica privata. Riesce a salvarlo pagando ancora una volta di tasca sua in soldi e umiliazioni. “Felicità” è un dramma familiare, una storia di legami “tossici”. Protagonista è una donna, ma in realtà tutto ruota attorno alla figura paterna, un genitore ingombrante (anche fisicamente, e qui Max Tortora mette in gioco la sua fisicità e le sue capacità istrioniche) che fagocita moglie e figli, un egoista che invoca sempre l’unità familiare, ma che della famiglia non si è mai occupato preso a costruirsi una (inesistente) carriera di showman. La madre (un’ottima Anna Galiena), è una “madre-padrona” al cui abbraccio mortifero Desirè si è sottratta presto – fisicamente almeno, è andata via di casa a 16 anni - ma nelle cui spire è rimasto Claudio (il bravo Matteo Olivetti), intrappolato in un affetto degenerato in un controllo totale, asfissiante. Da qui i traumi, i rimossi, le verità inconfessate e inconfessabili. Michela Ramazzotti si prodiga generosamente come interprete, regista e sceneggiatrice (con Isabella Cecchi e Alessandra Guidi), ma se il personaggio di Desirè funziona la regia mostra non poche incertezze e il racconto risulta decisamente sovraccarico. Molte le piste aperte: le molestie sul lavoro; le difficoltà che si trovano di fronte le famiglie nell’affrontare e gestire un disagio psichico, le carenze del servizio sanitario, le dipendenze, l’anoressia, la pedofila, ma anche i migranti, gli strozzini… Nessuna però adeguatamente approfondita né conclusa nello sviluppo della storia. Peccato. “Felicità” è complesso, problematico.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. Adatto a un pubblico adulto, in presenza di adolescenti è bene prevedere un accompagnamento che aiuti a contestualizzare e approfondire i temi in campo.

Le altre valutazioni

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