FRATELLI NEI GUAI

Valutazione
Inaccettabile, Ambiguo
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Udayan Prasad
Durata
102'
Anno di uscita
1996
Nazionalità
Gran Bretagna
Titolo Originale
BROTHERS IN TROUBLE
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Robert Buckler Liberamente tratto dal libro "The Return Journey" di Abdullah Hussein
Musiche
Stephen Waribeck
Montaggio
Barrie Vince

Sogg.: Liberamente tratto dal libro "The Return Journey" di Abdullah Hussein - Scenegg.: Robert Buckler - Fotogr.: (normale/ a colori) Alan Almond - Mus.: Stephen Waribeck - Montagg.: Barrie Vince - Dur.: 102' - Produz.: Robert Buckler

Interpreti e ruoli

Om Puri (Hussein Shah), Angeline Ball (Mary), Pavan Malhotra (Amir), Pravesh Kumar (Sakib), Ahsen Bhatti (Irshad), Badi Uzzaman, Kul-vinder Ghir, Lesley Claire O'Neill

Soggetto

A Londra nel 1960, in un lurida casa, nella periferia della città, vive un gruppo di immigrati clandestini pakistani, di fede islamica, dedito ad un lavoro nero, pesante, con un paga settimanale irrisoria. Amir, l'ultimo arrivato viene accolto fraternamente dagli altri "fuori legge" e immediata-mente istruito sulle regole della "casa": pagare puntualmente l'affitto, pena l'espulsione; non creare problemi che compromettano la clandestinità. In attesa che la situazione evolva Amir fa amicizia con un giovane aspirante scrittore, Sakib, e trova lavoro in un capannone adibito al lavaggio della lana. Terminato il turno di lavoro, i passatempi concessi a lui ed al gruppo sono assai squallidi: un rapido bestiale passaggio nella stanza della prostituta; un vecchio film hard, proiettato tra schiamazzi e lazzi volgari; il gioco delle car-te. Qualcuno, con grandi sacrifici, cerca di risparmiare per tornare a casa e comperare un po' di terra; altri vivono alla giornata, senza futuro. Improvvi-samente la vita del gruppo viene stravolta dall'arrivo di Mary, una strana donna bianca. Hussein Shah, il leader del gruppo, ha "conquistato" la giova-ne sbandata e dal passato violento. Nella casa dei clandestini avviene un fatto inquietante: Mary è incinta, e quando arriva il tempo del parto gli uomini non possono cercare aiuto in via ufficiale e la nascita avviene in casa. A complicare ancor più la situazione il gruppo viene a conoscere che Hussein non è il padre del neonato. Sgomento e umiliato, Hussein, terminata la "festa" a questo bimbo "figlio di tutti e di nessuno", propone a Mary di fin-gere uno sposalizio legale con suo nipote Irshad, che in questo modo potrà regolarizzare la sua posizione in Inghilterra. Mary non comprende all'inizio lo stratagemma giuridico e si ribella, poi acconsente. Ma Irshad è un giovane pericoloso ed egoista: si ubriaca e corrompe Sakib. Mary, piena di rancore, amoreggia con il marito "legale": Hussein e Irshad, tra lo sbigottimento del gruppo, si affrontano. Nel tragico conflitto Hussein soccombe e Sakib ne rimane profondamente turbato, accanto all'amico ucciso. Scappano tutti, Mary compresa. Rimasto solo Amir avverte la polizia. Dopo alcuni anni Amir incontra casualmente Mary: è la stessa donna disordinata e sbandata. Lui invece, temprato dagli eventi, è riuscito a costruirsi una vita propria.

Valutazione Pastorale

Il film, tratto da un libro di Abdullah Hussein, non focalizza chiaramente l'obiettivo del romanziere. Il racconto procede scon-nesso: non emerge netta la denuncia di una società egoista e sfruttatrice degli immigrati. Lo stesso gruppo dei clandestini, presentato inizialmente come solidamente ancorato alle proprie tradizioni e cultura d'origine, rivela nello snodarsi della vicenda vistose cadute di coerenza ed un comportamento amo-rale e ambiguo, molto lontano dalla tanto decantata "purezza" islamica. I rari aspetti positivi della vicenda sono pesantemente contraddetti in un alternarsi di volgarità, sesso, amoralità e violenza, da cui emerge un penoso ambiente ambiguo e sgradevole.

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