Orig.: Canada (2013) - Sogg. e scenegg.: Louise Archambault - Fotogr(Panoramica/a colori): Mathieu Lavardière - Mus.: Francois Lafontaine - Montagg.: Richard Comeau - Dur.: 104' - Produz.: Luc Déry, Kim McCraw.
Interpreti e ruoli
Gabrielle Marion Rivard (Gabrielle), Mélissa Desormais Poulin (Sophie), Alexandre Landry (Martin), Vincent Guillaume Otis (Rémi), Benoit Gouin (Laurent), Sébastien Ricard (Raphael), Isabelle Vincent (madre di Gabrielle), Marie Gignac (madre di Martin), Véronique Beaudet . (inserviente del centro operativo)
Soggetto
A Montreal Gabrielle, affetta dalla sindrome di Williams, è vivace e estroversa e ha una spiccata propensione per la musica. Si innamora di Martin, coetaneo conosciuto nel centro ricreativo dove entrambi fanno parte del coro. Cominciano a frequentarsi ma le rispettive mamme, vista la loro disabilità, cercano di scoraggiare la storia. Martin è più obbediente mentre Gabrielle, aiutata dalla sorella, recupera il contatto con lui e allo stesso tenpo vuole dimostrare di avere una propria autonomia. Dopo molti inconvenienti, arriva il giorno in cui il coro partecipa ad un importante festival musicale. In mezzo a molta confusione, Gabrielle e Martin riescono ad appartarsi e a vivere la loro storia. Quindi partecipano alla parte finale dell'esibizione.
Valutazione Pastorale
La canadese Louise Archambault ha diretto corti e documentari, prima di esordire nel LM nel 2005 con "Familia". "Gabrielle" è il suo secondo titolo e "Tutto -dice- è partito dal desiderio di parlare della felicità delle persone considerate ai margini della società, degli 'invisibili' e della forza che l'arte e la musica, in particolare il canto corale, possono infondere a queste persone. Inoltre volevo rappresentare una storia d'amore tra due giovani affetti da ritardi mentali, il modo in cui vivono l'amore e la sessualità, e come questo risveglio amoroso susciti in loro un bisogno d indipendenza e un desiderio di autonomia". Si riportano queste dichiarazione perchè utili a spiegare la genesi dell'operazione: che è senza dubbio encomiabile, piena di energia e coraggiosa nel momento in cui la regista ha scelto per Gabrielle la vera Gabrielle Marion Rivard, conosciuita in un centro di canto, danza e teatro per persone portatrici di handicap. La regists si lascia andare ad una messa in scena eccessivamente 'sperimentale', così il film soffre di una qualche distanza tra i temi trattati e le scelte stilistiche e narrative che raccontano la vicenda. Piccole sbavature formali che non intaccano la sostanza degli argomenti proposti, tutti di grande importanza. Il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, meglio, in occasioni mirate per avviare giuste riflessioni sulle importanti tematiche sociali e culturali che offre.