Film di apertura della 16a Festa del Cinema di Roma (2021)
Interpreti e ruoli
Jessica Chastain (Tammy Faye Bakker), Andrew Garfield (Jim Bakker), Cherry Jones (Rachel), Fredric Lehne (Fred Grover), Louis Cancelmi (Richard Fletcher), Sam Jaeger (Roe Messner), Gabriel Olds (Pat Robertson), Mark Wystrach (Gary Paxton), Vincent D'Onofrio (Jerry Falwell), Chandler Head ( Tammy Faye giovane)
Soggetto
Stati Uniti anni ’70-’80, Tammy Faye e suo marito Jim Bakker, due predicatori della Chiesa evangelica, diventano popolarissimi attraverso programmi Tv rivolti a bambini e famiglie. In poco tempo i Bakker riescono a costruire, sotto la presidenza Reagan, un vero e proprio impero, a cominciare dal network satellitare PTL (Praise the Lord)...
Valutazione Pastorale
Una storia americana. È questo "Gli occhi di Tammy Faye" (“The Eyes of Tammy Faye”) diretto da Michael Showalter con Jessica Chastain e Andrew Garfield, un racconto ravvicinato della terra a stelle e strisce negli anni ’70 e ’80, dove trovarono la gloria due giovani predicatori della Chiesa evangelica, Tammy Faye e suo marito Jim Bakker, passati dall’evangelizzazione porta a porta agli studi televisivi, costruendo nel periodo della presidenza Reagan un vero e proprio impero mediatico. I Bakker incarnavano il sogno americano per il passaggio dalle umili origini al boom economico-sociale, arrivando a costruire in poco tempo uno dei più potenti network (il network satellitare PTL - Praise the Lord) e anche un parco a tema dei divertimenti, l’Heritage USA. Inoltre, Tammy era riuscita a diventare anche un’affermata conduttrice, scrittrice e cantante con oltre 24 album musicali all’attivo. Insomma, una coppia d’oro o quasi… Il regista Showalter mostra infatti anche il rovescio della medaglia, i chiaroscuri della vicenda, il doppio volto soprattutto di Jim Bakker, coinvolto nella distorsione di fondi, evasione delle tasse e in una discutibile condotta dalle ricadute penali. In particolare, il film sposa lo sguardo di Tammy, tratteggiando quella sua innocenza che sconfina in un’ingenuità purtroppo tragica, non priva di colpe. Tammy credeva in quello che faceva, nel suo lavoro come predicatrice, cantante e conduttrice; era arrivata a un’incredibile empatia con il pubblico sui temi più accesi nella società – tra questi la condizione della donna o il deflagrare dell’HIV –, quasi paragonabile alla parabola di Oprah Winfrey. Una donna per certi versi pioniera, in un contesto religioso e televisivo a forte predominanza maschile, che riuscì a brillare per la sua fede e la sua voce. Alla base del film di Showalter c’è un documentario di inizio anni Duemila (di Fenton Bailey e Randy Barbato) ma soprattutto c’è la scommessa su un’interprete, qui anche in vesti di produttrice, come Jessica Chastain che ha lavorato sulla figura della Faye per oltre sette anni, in uno sforzo mimetico di rara bravura: la Chastain è Tammy Faye in tutto, dalla voce caricaturale alle movenze in stile Betty Boop, dalle sorprendenti doti canore sino al truccatissimo volto secondo gli standard più esagerati degli anni ’80. E punto nodale del film è e resta proprio lei, la Chastain, che con questa prova maiuscola riesce a rendere il profilo della Faye adeguatamente sfaccettato, complesso e comunque luminoso, nonostante gli irrisolti. In generale, “The Eyes of Tammy Faye” è un film che indaga le contraddizioni dell’America reaganiana, contraddizioni sociali ma anche familiari; e ancora viene fatto il ritratto impietoso di una comunità religiosa, quella evangelica americana, i cui vertici vengono ritratti come duri repressori oppure devoti unicamente al “dio denaro”. A ben vedere, non tutto torna perfettamente nell’impianto narrativo di “The Eyes of Tammy Faye”, che pare in alcuni passaggi poco incisivo o incline a soluzioni segnate da furbizia. Il ritratto dolente e grottesco di Tammy Faye composto dalla Chastain riesce però a compensare ogni imperfezione, dando slancio, vigore e intensità alla storia. Dal punto di vista pastorale il film è complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito. Idoneo per un pubblico adulto.