Orig.: Cuba/Francia/Spagna (2005) - Sogg. e scenegg.: Benito Zambrano, Ernesto Chao - Fotogr.(Panoramica/a colori): Jean Claude Larrieu - Mus.: Juan Antonio Leyva, José Luis Garrido, Equis Alfonso, Kiki Ferrer Orsini, Dayan Abad Garcia, Descemer Bueno, Kelvis Ochoa - Montagg.: Fernando Pardo - Dur.: 111' - Produz.: Antonio P. Perez, Camilo Vives, Fabienne Vonier.
Interpreti e ruoli
Alberto Joel (Ruy), Roberto Sanmartin (Tito), Yailene Sierra (Caridad), Tomas Cao Uriza (Alex), Zenia Marabal (Luz Maria), Roger Pera (Lorenzo), Marta Calvò (Martha), Julie Ladagnous . (Julie)
Soggetto
Giovani musicisti cubani da tempo affiatati, Ruy e Tito sognano di lasciare L'Avana e diventare famosi all'estero. Tito vive con l'anziana nonna, mentre Ruy ha moglie e due figli piccoli. Mentre si preparano per un concerto in città, arrivano a Cuba due produttori discografici spagnoli in cerca di talenti da lanciare in Europa. L'occasione é importante e sembra che possa andare a buon fine. Gli spagnoli apprezzano il lavoro dei due musicisti, i quali appaiono ben decisi a cominciare una nuova vita. Mentre Caridad, la moglie di Ruy, annuncia al marito la decisione di imbarcarsi con i figli su un motoscafo clandestino verso la Florida, si discutono le condizioni dell'ingaggio e gli impegni che l'assunzione comporta. A questo punto Tito capisce che forse, dietro l'apparenza degli spettacoli, c'é la volontà di esibirli come profughi cubani e di dare spazio a qualcos'altro oltre che alla musica. Allora rinuncia e, dopo qualche perplessità, anche Ray si convince a seguirlo. Niente Europa, dunque, ma un concerto offerto in un teatro cittadino da poco restaurato con tanti amici che arrivano ad applaudire.
Valutazione Pastorale
Si tratta di una storiella oltremodo noiosa e scontata, concepita con cadenze da telenovela e appesantita da una ripetitività di situazioni che ingenerano noia e stanchezza. Il balletto tra il "vado non vado" o il "resto non resto" , la pochezza dei ritrattini dei vari protagonisti, la debordante presenza di musiche non sempre orecchiabili compongono un quadro modesto a risollevare il quale non basta mettere sul tappeto problematiche serie quali l'impossibilità di lasciare liberamente la città, o la cinica presenza di produttori senza scrupoli. C'è forse qualche sprazzo di denuncia ma le contraddizioni della Cuba del Duemila, stretta tra ideologia e voglia di costruire, meritano ritratti meno affrettati e stereotipati. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come inconsitente e in generale velleitario. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, anche nell'ambito dei rapporti cinema/musica, tenendo presenti i limiti sopra indicati.