HAPPY FAMILY

Valutazione
Consigliabile, Problematico
Tematica
Cinema nel cinema, Famiglia, Libertà, Matrimonio - coppia
Genere
Commedia
Regia
Gabriele Salvatores
Durata
90'
Anno di uscita
2010
Nazionalità
Italia
Distribuzione
01 Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Alessandro Genovesi, Gabriele Salvatores tratto dall'omonima commedia di Alessandro Genovesi
Musiche
brani di sutori vari
Montaggio
Massimo Fiocchi

Orig.: Italia (2009) - Sogg.: tratto dall'omonima commedia di Alessandro Genovesi - Scenegg.: Alessandro Genovesi, Gabriele Salvatores - Fotogr.(Scope/a colori): Italo Petriccione - Mus.: brani di sutori vari - Montagg.: Massimo Fiocchi - Dur.: 90' - Produz.: Maurizio Totti per Colorado Film con RAI Cinema.

Interpreti e ruoli

Fabio De Luigi (Ezio), Fabrizio Bentivoglio (Vincenzo), Margherita Buy (Anna), Diego Abatantuono (papà di Marta), Carla Signoris (mamma di Marta), Gianmaria Biancuzzi (Filippo), Valeria Bilello (Caterina), Alice Croci (Marta), Corinna Agustoni . (nonna Anna)

Soggetto

All'inizio il protagonista Enzo, 38 anni, si rivolge direttamente alla m.d.p., dichiarando il proposito di scrivere una storia da cui fare un film. A poco a poco emerge un gruppo di personaggi, che si trovano ad interagire tra loro ma che, rischiano seriamente di restare senza autore. Ecco due famiglie: entrano in contatto perché i rispettivi figli sedicenni vogliono sposarsi. Ma nella cena che organizzano per conoscersi meglio, é invitato anche Enzo. Indecisione e paura si insinuano tra i sentimenti. Quando sembra che tutto si fermi, il racconto riprende. Quei personaggi vogliono vivere, e magari anche morire, ma provare emozioni. Lo scrittore prova ad accontentarli e a soddisfare anche se stesso.

Valutazione Pastorale

Dal profondo Nord Est del precedente "Come Dio comanda", Salvatores ci invita a spostarci a Milano, città viva e vibrante, piena di attività e di molte culture. "Happy family" é una storia soprattutto spiazzante. Rifacendosi ad un testo teatrale, il regista scrive il puzzle narrativo come fosse il diario della precarietà contemporanea, tra il bel vivere e le belle case della buona borghesia e una irrefrenabile voglia di fuga. Nello schizofrenico diagramma delle paure quotidiane si insinua la malattia, che può essere vera (il tumore maligno) o simbolica (l'uso di 'canne'). Passati i cinquanta, la famiglia si propone a Salvatores come il luogo di una comunità magari disordinata ma alla quale volere bene e nella quale recuperare quell'armonia che sembra sempre sfuggire di mano. Il gioco del cinema é ancora in grado di offrire quella duttilità espressiva che fa confondere vero e falso quasi senza farsene accorgere. La famiglia della finzione diventa il presupposto di quella vera. Ma la realtà spesso supera la fantasia e la ragnatela del 'cinema nel cinema' si fa fitta, sconfinando negli incubi pirandelliani: siamo tutti dei "Fu Mattia Pascal" e abbiamo bisogno di qualcuno che scriva la nostra vita per noi? Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come consigliabile, e nell'insieme problematico.

Utilizzazione

Il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e in seguito come esempio di prodotto italiano con molti tratti originali. Attenzione é da tenere per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.

Le altre valutazioni

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