HEIMAT 2 – LA FINE DEL FUTURO ****

Valutazione
Complesso, Discutibile, Dibattiti
Tematica
Politica-Società, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Edgar Reitz
Durata
132'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Germania
Titolo Originale
DIE ZWEITE HEIMAT - DAS ENDE DER ZUKUNFT (DECIMO EPISODIO)
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Edgar Reitz
Musiche
Nikos Mamangakis
Montaggio
Susanne Hartmann

Sogg. e Scenegg.: Edgar Reitz - Fotogr.: (normale/b.n.- a colori) Christian Reitz - Mus.: Nikos Mamangakis - Montagg.: Susanne Hartmann - Dur.: 132' - Produz.: Edgar Reitz Film Productions, Munchen

Interpreti e ruoli

Henry Arnold (Hermann Simon), Laszlo I. Kish (Reinhard Dörr), Salome Kammer (Clarissa Lichtblau), Anke Thalbach (Trixi), Susanne Lothar (Esther Goldbaum), Hannelore Hoger (Elisabeth Cerphal), Manfred Andrae, Edith Behleit, Peter Weiss, Armin Fuchs, Lena Lessing, Daniel Smith, Michael Schonborn

Soggetto

nel 1966, dopo sei mesi in Sudamerica, Reinhard Dörr tornato a Monaco con molta nostalgia e l’ameba, insieme a Rob Sturmer filma, amareggiato, quella che fu la Tana della Volpe ed ora è un ammasso di muri infranti. Incontra Hermann Simon a spasso con la bimba; si vede con i vecchi amici da Renate Leineweber, ma qualcosa in cui si è trasformato. Intanto la quindicenne Trixi, sorella della montatrice Dagmar, lo assedia: vuole, oltre che conquistarlo, essere la protagonista del suo prossimo film e gli suggerisce madame Cerpal come finanziatrice. Dalla governante apprendono che quest’ultima è a Venezia. Intanto Hermann e Clarissa Lichtblau, che sta per partorire, hanno il consueto scambio di frasi che segnalano ancora una volta il loro frustrato amore. Il musicista scrive un Requiem per la Tana, che viene eseguito in forma di funerale-concerto sulle rovine della villa. Reinhard intanto parte per Venezia, lasciando la delusa Trixi. Clarissa, ormai alle soglie del parto, confida alla madre le sue angosce e le sue incertezze: non sa se potrà amare il bimbo che sente estraneo. A Venezia, Reinhard incontra Esther Goldbaum, figlia di Gattinger e dell’amica d’infanzia di Elisabeth Cerphal, deportata e morta a Dachau. Tra i due nasce un intenso e drammatico rapporto: il giovane regista finisce per identificarsi nella protagonista del suo film, di cui scrive febbrilmente la sceneggiatura, mentre Esther, con la sua “Hasselblad”, fotografa minuziosamente i dettagli dei gatti morti per inquinamento a Venezia o il corpo dell’uomo che ama. La nascita del piccolo Arnold sembra dare serenità a Clarissa, della quale Volker è sempre più innamorato. Frattanto la Cerphal, torna a Venezia dal Perù, e Reinhard scopre che ha perso milioni di marchi in una speculazione fallita. La donna non è contenta di rivederlo: gli artisti sono solo individui a caccia dei suoi soldi. Reinhard lascia una malinconica Venezia sguazzando nell’acqua alta col suo copione finalmente terminato. A Monaco Trixi lo insulta, furente perché lui ha deciso di dare la parte ad Olga Muller. Recatosi sull’Ammersee da Rob, mentre legge il copione in barca, Reinhard affoga e, tra la disperazione degli amici, le motovedette e i sub della guardia costiera ne cercano invano il corpo.

Valutazione Pastorale

la figura di Reinhard emerge qui come la coscienza sofferta non solo di un trentenne, (l’età di Cristo, gli fa notare Esther) ma di un popolo, quello tedesco, ancora alla ricerca di un’identità perduta tra le ceneri di un nazismo mai del tutto esorcizzato. E nel robusto e sensibile cineasta tutto questo si agglomera in una straordinaria gamma di sfumature espressive, di frasi a volte ironiche, a volte dure, a volte piene di appassionata tenerezza per un mondo di rapporti diversi da quelli, ormai freddi o svuotati di contenuti stimolanti, tra il vecchio gruppo di amici. Le macerie della tana sono le macerie di un paese e della coscienza dei suoi figli, come Reinhard, più sensibili a questa lacerazione tra passato e presente. Alla “via crucis” di Reinhard, che lo porta all’annullamento, non si comprende se fortuito o voluto, fanno da contrappunto i flash sullo sviluppo delle vicende di Hermann e la sua bimba; Clarissa e la sua nuova situazione familiare; Trixi con la sua vitalità fanciullesca e irresponsabile; Renate con le sue esibizioni da avanspettacolo per marinai. E la speranza possibile sembra perdersi nelle acque dell’Ammersee con il corpulento Reinhard, questo giovane nello stesso tempo ruvido e affettuoso, sognatore e concreto, che ha salvato Olga e Juan dal suicidio per poi scomparire, come Giona, tra i flutti, ma senza riemergere più. L’accenno all’età di Reinhard ed al Cristo, il breve colloquio, in una chiesetta sul lago, di una suora con Clarissa sulla decapitazione di Sant’Albano e sul sacrificio cristiano, nonché una suggestiva immagine veneziana di Reinhard che mima la sua decapitazione davanti a Esther che ha appena accennato alla sua fragilità, fanno pensare ad una valenza simbolica del personaggio che va probabilmente, nelle segrete intenzioni del regista, molto al di là delle immagini, già di per sé cariche di una suggestione e di significati raramente riscontrati nella cinematografia europea di questi ultimi decenni. È però evidente che la complessità del discorso qui presentata in una grigia luminescenza di acque malate, di pietre sbiadite, e di canalette abbandonate che sembrano non portare in nessun luogo, (evidente epifania della ricerca senza fine e senza speranza di Reinhard e dello stesso regista) talune situazioni, il fondo di amara desolazione che accompagna l’itinerario del giovane e i concreti dubbi sulla volontarietà della sua fine fanno rientrare l’episodio nella categoria del discutibile.

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