
Interpreti e ruoli
Laura Haddock (Lucy Ramberg), Edward Holcroft (Edward Ramberg), Elisa Lasowski (Sarah Sargent Ramberg), Francesco Montanari (Luciano Capecchi), Lorenzo Ciamei (Mario Capecchi - bambino in Italia), Jake Donald-Crookes (Mario Capecchi - teenager in America), Sofia D'Elia (Frank), Beatrice Aiello (Birgit), Ruben Buccella (Fratello), Marco Boriero (Guardia)
Soggetto
Seconda guerra mondiale. Mario, 5 anni, vive in Alto Adige con il padre italiano, fascista convinto, e la madre americana, decisamente contraria al regime. Partito il padre per la Libia, prima di venire arresta, la madre lo affida a una famiglia di contadini. Il tempo passa e i soldi che la madre ha dato per il suo mantenimento finiscono e così il bambino si ritrova per strada, costretto ad arrangiarsi per sopravvivere. Finita la guerra, Mario ritrova la madre e, insieme a lei, parte per gli Stati Uniti alla ricerca di una nuova possibilità.
Valutazione Pastorale
Roberto Faenza, classe 1943, regista, sceneggiatore e scrittore, torna dietro la macchina da presa – a sei anni da “La verità sta in cielo” (2016), sulla tragica scomparsa di Emanuela Orlandi – per raccontarci una storia vera, raccolta dalla voce stessa del protagonista. “Hill of Vision” narra l’infanzia e la prima adolescenza di Mario Capecchi, Premio Nobel per la Medicina nel 2007. Tra Italia e America, durante la Seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi, Mario (Lorenzo Ciamei, bambino in Italia, e Jake Donald-Crookes, teenager negli USA), ha solo cinque anni quando la madre Lucy (l’ottima Laura Haddock, recentemente vista in “Downton Abbey II. Una nuova era”) americana, viene arrestata dal regime fascista, mente il padre Luciano (Francesco Montanari) è a combattere in Libia. Prima di venire arresta, la madre lo affida a una famiglia di contadini. Il tempo passa, i soldi che la madre ha dato per il suo mantenimento finiscono e così il bambino si ritrova per strada, costretto ad arrangiarsi per sopravvivere. Finita la guerra, Mario ritrova la madre e, insieme a lei, parte per gli Stati Uniti alla ricerca di una nuova possibilità. Saranno accolti dall’amorevole zio Edward (Edward Holcroft) e dalla zia Sarah (Elisa Lasowski), nella comunità quacchera di “Hill of Vision”, in Pennsylvania. Per Mario, che non ha mai frequentato una scuola, l’inserimento non sarà affatto semplice, ma il profondo legame con la madre, pur segnata nel corpo e nello spirito dalla prigionia subita, e la pazienza, le attenzioni e, soprattutto, la fiducia di cui gli zii lo circondano, riusciranno a ridargli la serenità e la sicurezza che gli permetteranno di scoprire e far crescere il suo enorme talento scientifico. “Hill of Vision”, sceneggiato da Faenza con David Gleeson, è una storia bella, di quelle che restano dentro, un inno alla speranza, alla profondità dei legami familiari, alla vita. Un film forse perfino necessario in questi tempi difficili, stretti tra la Pandemia e i rigurgiti di guerre che (illusi e ciechi!) pensavamo archiviate per sempre. Sorretto da un ottimo cast, il racconto, a tratti forse un pizzico troppo didascalico, è capace comunque di coinvolgere lo spettatore, tenendone viva l’attenzione e la partecipazione emotiva fino all’ultima scena: la cerimonia di consegna del Premio Nobel a Mario Renato Capecchi. Dal punto di vista pastorale “Hill of Vision” è certamente consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni, anche in contesti didattico-educativi.