IL CONFESSIONALE

Valutazione
Inaccettabile, Ambiguo
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Robert Lepage
Durata
100'
Anno di uscita
1995
Nazionalità
Canada
Titolo Originale
LE CONFESSIONAL
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Robert Lepage
Musiche
Sacha Puttnam, Adrian Utley, Stephan Girardet
Montaggio
Emmanuelle Castro

Sogg. e Scenegg.: Robert Lepage - Fotogr.: (normale/a colori) Alain Dostie - Mus.: Sacha Puttnam, Adrian Utley, Stephan Girardet - Montagg.: Emmanuelle Castro - Dur.: 100' - Produz.: Denise Robert, David Puttnam, Philippe Carcassonne

Interpreti e ruoli

Lothaire Bluteau (Pierre Lamontagne), Patrick Goyette (Marc Lamontagne), Jean-Louis Millette (Raymond Massicotte), Ron Burrage (Alfred Hitchcock), Suzanne Clement (Rachel), François Papineau (Paul-Emile Lamontagne), Kristin Scott-Thomas, Richard Frechette, Marie Gignac, Anne-Marie Cadieux, Lynda Lepage-Beaulieu, Normad Daneau

Soggetto

tornato a Quebec City dalla Cina per la morte del padre Paul-Emile, il giovane Pierre Lamontagne trova, grazie al cugino, lavoro nell'hotel dove questi è portiere, e dove si imbatte nel fratello adottivo Marc, amico di un funzionario del governo, Raymond Massicotte, ex prete e viceparroco nel 1952, quando, nella chiesa di questi, il regista Alfred Hitchcock girò il film "Io confesso", e la zia materna di Pierre, Rachel, addetta alle pulizie al presbiterio, restò incinta di un uomo di cui non volle rivelare il nome (si mormorava nella città che il padre fosse Massicotte). Le ricerche sulla paternità di Marc portano ora i due fratelli in vari luoghi compreso il locale dove l’ex donna di Marc lavora in spettacoli porno. Passato e presente si intrecciano in una complessa rete di indizi: Pierre invano tenta di strappare il segreto della paternità di Marc a Massicotte, che si trincera dietro il segreto della confessione. Frattanto la polizia arresta Marc per detenzione di droga, ma Massicotte lo fa uscire, obbligandolo a tornare da lui. Ma come Rachel ha fatto nel '52, anche Marc, non reggendo alla depressione, si suicida. Pierre adotta il figlioletto del fratello (un bambino diabetico, bisognoso di insulina e di affetto) ed ottiene da Massicotte del denaro per mantenerlo dopo che questi ha lasciato intuire, alludendo all'ereditarietà del diabete (contratto sia da Paul-Emile che dal figlio di Marc) che il vero padre di Marc sia Paul-Emile.

Valutazione Pastorale

il film suscita non poche perplessità: la voluta ambiguità attorno alla figura del prete, che risulta da un lato innocente sul piano della paternità, ma certo non esemplare nel suo lasciare l'abito e soprattutto nella sua condotta successiva di corruttore di giovani; giovani che poi, come nel caso di Marc, della sua ex donna e relativo amico, non lasciano certo tracce positive col loro comportamento. Su tutto il lavoro cinematografico grava poi questa atmosfera livida, notturna, cupa, senza speranza di una città che sembra aver dimenticato, meteorologicamente ma soprattutto spiritualmente, che c'è anche il sole. Sul piano formale si sente la smania del regista di strafare, mescolando passato e presente in modo spesso macchinoso, dove l'estetica ha il sopravvento sull'intensità e l'autentica poesia delle immagini. Ciò finisce per appesantire la trama che dal giallo sconfina ben presto nel dramma psicologico. Le continue citazioni di luoghi e momenti del film di Hitchcock finiscono poi per sembrare, più che un aiuto a leggere nei complessi meandri della vicenda, un'esibizione narcisistica, talora barocca, persino un po' soffocante, del regista che sfrutta i luoghi, sicuramente avvincenti, ripresi dalla cinepresa del regista inglese Alfred Hitchcock, che appare in controfigura, naturalmente raccogliendo (ulteriore preziosismo) la confessione in diretta della verità dal colpevole. Si avverte, inoltre, un sotterraneo livore verso la Chiesa e i suoi ministri, ed una sorta di subdolo, abile ed ambiguo discredito di luoghi, riti e persone depositarie di un "messaggio" oggi sempre più travisato, soprattutto nelle civiltà laiche d'oltreoceano.

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