IL GRANDE INGANNO

Valutazione
Inaccettabile, Negativo
Tematica
Genere
Giallo
Regia
Jack Nicholson
Durata
138'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
THE TWO JAKES
Distribuzione
Life International
Soggetto e Sceneggiatura
Robert Towne basato sui personaggi creati da Robert Towne
Musiche
Van Dyke Parks
Montaggio
Anne Goursaud

Sogg.: basato sui personaggi creati da Robert Towne - Scenegg.: Robert Towne - Fotogr.: (panoramica/a colori) Vilmos Zsigmond - Mus.: Van Dyke Parks - Montagg.: Anne Goursaud - Dur.: 138' - Produz.: Robert Evans, Harold Schneider

Interpreti e ruoli

Jack Nicholson (Jake Gittes), Harvey Keitel (Jake Berman), Meg Tilly (Kitty Berman), Madeleine Stowe (Lillian Bodine), Eli Wallach (Cotton Weinberger), Ruben Blaides (Mickey Nice), Frederic Forrest (Newty), David Keith, Richard Farnsworth

Soggetto

Jake Berman incarica l'investigatore privato Jake Gittes di pedinargli la moglie Kitty, che sospetta infedele, ma è impreciso e reticente con lui, che deve costruirsi da solo le fasi e i perché dell'inganno. L'indagine lo conduce dentro un labirinto di intrighi che si vanno via via complicando. Scoperto l'appuntamento di Kitty con il maturo Mark Bodine presso un Motel, l'investigatore vi si apposta e riesce a registrare l'incontro dei due amanti, troncato in modo assolutamente imprevisto dalla voce carica di collera di Jake Berman non si sa come sopraggiunto che subito spara alcuni colpi di pistola, uccidendo il rivale. Nel trambusto che ne segue, l'investigatore pur sorpreso per la micidiale incursione del cliente riesce a dileguarsi, portando con sé la registrazione ed anche la pistola dell'assassino. Nell'ascoltare la registrazione, è colpito da insinuazioni e nomi pronunziati dall'ucciso durante l'incontro con Kitty, che gli aprono una nuova pista. Scopre così che Mark Bodine non solo era rivale in amore del suo cliente, ma anche suo antagonista in affari, e che lo ricattava per impadronirsi dei cospicui diritti minerari sui terreni da loro lottizzati. L'omicidio era dunque premeditato. Frattanto la vedova di Mark Bodine, Lillian, denuncia Jake Berman per l'uccisione del marito. L'investigatore riesce a sedurre la donna, la quale si lascia sfuggire particolari che gli consentono un iniziale sgroviglio dell'intricata matassa. Finché, dopo aver corso incredibili peripezie ed essere sfuggito ad agguati mortali da parte di profittatori spregiudicati, che lo assillano con pressioni e minacce perché consegni la compromettente registrazione, perviene finalmente a sciogliere il giallo e chiarirne i dettagli. L'avventura extra coniugale di Kitty ha alle spalle uno stato di inquietudine e di frustrazione dovuto al persistere di negati rapporti col marito, che non ha il coraggio di aprirsi con lei e confidarle di aver pochi giorni di vita a causa di un male incurabile; Kitty è figlia di Catherine Mulrway, un'antica fiamma dell'investigatore defunta da oltre un decennio con la quale lui si era solennemente impegnato di continuare a vegliare sulla ragazza; i diritti minerari sui contesi terreni riccamente petroliferi appartengono a Catherine, e quindi, per legge, a Kitty, l'unica erede. Impietosito dal destino incombente sul suo cliente, ormai prossimo alla morte, l'investigatore è spinto ad alterare la registrazione per sottrarlo all'imputazione di omicidio. Vince la causa, ma Jake si sente comunque demoralizzato, e, quando scopre che i terreni per cui si è battuto sono stati perforati da ignoti speculatori per risucchiarne il petrolio, ritiene non restargli altra scelta che far saltare il giacimento. Accende una sigaretta sul petrolio che affiora e muore in un rogo spaventoso.

Valutazione Pastorale

costruito come un'inestricabile sciarada, il film è apprezzabile innanzi tutto per la prova d'ingegno consumata nel creare suspense su suspense, mediante sempre nuovi accorgimenti, per cui il giallo permane fino alla fine e non se ne indovina mai lo sbocco, continuamente depistati per così dire dal sopraggiungere di elementi e situazioni nuove. Il regista sfida per quasi due ore a venirne a capo, implacabile, con i suoi pirotecnici giochetti da scatola cinese. C'è poi una recitazione accattivante, sia del regista-attore, un Jack Nicholson atticciato e smaliziato dagli anni, sia del comprimario Harvey Keitel. C'è un ritmo che non consente distrazioni, e una scenografia spesso suggestiva e inquietante. Sul piano pastorale, poi, situazioni ibride, dialoghi intricati, primi piani maliziosi, scelte morali machiavelliche e ultima gemma un suicidio, debitamente assistito e concesso dai presenti, per sottintesi ma non troppo motivi umanitari, non possono esimere da una valutazione complessivamente negativa.

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