Orig.: Francia (2000) - Sogg. e scenegg.: Agnes Jaoui, Jean Pierre Bacri - Fotogr.(Scope/a colori): Laurent Dailland - Mus.: Jean Charles Jarrell (consulente musicale e arrangiamenti) - Montagg.: Hervé De Luze - Dur.: 112' - Produz.: Telema Les Films A4, France 2 Cinema.
Interpreti e ruoli
Anne Alvaro (Clara), Jean-Pierre Bacri (Castella), Brigitte Catillon (Beatrice), Alain Chabat (Deschamps), Agnès Jaoui (Manie), Gerard Lanvin (Moreno), Anne Le Ny (Valerie), Christiane Millet (Angelique), Wladimir Yordanoff (Antoine), Raphael Defour . (Benoit)
Soggetto
Castella é un affermato imprenditore annoiato dalla vita che conduce insieme alla moglie, un'arredatrice di interni. Per portare a buon fine l'affare di cui si sta occupando, si vede costretto ad assoldare una guardia del corpo e a prendere lezioni di inglese. Gli incontri con Clara, l'insegnante, si rivelano un tormento e lui decide di smettere. Una sera controvoglia si vede trascinato a teatro. Assiste ad un testo di Racine, si commuove fino alle lacrime, decide di entrare nel mondo dell'arte e di conoscere l'attrice: quando si accorge che si tratta proprio dell'insegnante, cambia atteggiamento e riprende le lezioni di inglese. Intanto il suo autista e la guardia del corpo, fatta amicizia durante le lunghe attese, conoscono Manie, una cameriera, e a turno intrecciano con lei una relazione. Durante una lezione, Castella legge una poesia con cui dichiara a Clara il proprio amore, ma lei non dice niente, e lui cade in uno stato di depressione. Franck, la guardia del corpo ed ex poliziotto, non prende bene il fatto che Manie da casa faccia vendita di spinelli; e quando sta per proporle di andare a vivere insieme, ci ripensa e va via senza dire parola. Intanto Clara sente di provare qualcosa per Castella. La sera della prima di "Hedda Gabler" lo aspetta con ansia ma lui non arriva. Dopo la fine lo vede applaudire e il suo viso si rasserena. Intanto Bruno, l'autista, si diletta a suonare il piffero con altri principianti.
Valutazione Pastorale
Dice l'esordiente regista Agnes Jaoui: "Il punto di partenza del soggetto é il fatto che tutto intorno a noi (i nostri amici, i nostri mariti) proviene al 99% del nostro stesso ambiente sociale, a dispetto di quanto pensiamo di essere aperti o ci piacerebbe apparire tali. Il film spazia all'interno di ambienti diversi, paralleli, che però non si mischiano mai. Si può tentare di varcarne il confine ma é un processo difficile e complicato". Nel solco di una tradizione francese che proviene da lontano e si consolida con la grande narrativa ottocentesca, la storia é sviluppata come una sorta di 'commedia umana' di fine millennio. La regista recupera certe atmosfere già scritte nel copione di "Parole parole parole" (diretto da Alain Resnais) e qui le arricchisce con snodi narrativi sottilmente psicologici. Ne deriva un quadro d'insieme estremamente vivo e vitale, costruito sull'alternaza degli opposti esistenziali: gioia/dolore, felicità/tristezza, dubbio/certezza, forza/debolezza. Una 'tranche de vie' tanto più autentica quanto più carica di chiaroscuri, di malinconie, di scoperte e di voglia di vivere comunque. Benissimo scritto nei dialoghi, il film diventa un ritratto secco ma anche affettuoso degli sbandamenti e delle incertezze che trovano conforto nel calore di una Parigi accogliente e pulsante di richiami e di stimoli culturali. Racconto sincero dunque che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come positivo per la forza della denuncia e insieme dell'appello a vivere comunque le difficoltà che si presentano. Film accettabile e nell'insieme realistico. UTILIZZAZIONE: il film, con attenzione per la presenza dei minori, è da utilizzare in programmazione ordinaria. Da recuperare come ritratto della società francese di fine millennio.