IL MIO NOME E’ KHAN

Valutazione
Consigliabile, superficialità
Tematica
Disabilità, Emigrazione, Matrimonio - coppia, Musica, Rapporto tra culture, Storia, Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
Karan Johar
Durata
121'
Anno di uscita
2010
Nazionalità
India
Titolo Originale
My Name is Khan
Distribuzione
20th Century Fox
Musiche
Shankar Ehsaan Loy
Montaggio
Deepa Bhatia

Orig.: India (2010) - Sogg. e scenegg.: Shibani Bathija (dialoghi: Niranjan Iyengar) - Fotogr.(Scope/a colori): Ravi K. Chandran - Mus.: Shankar Ehsaan Loy - Montagg.: Deepa Bhatia - Dur.: 121' - Produz.: Hiroo Yash Johar & Gauri Khan.

Interpreti e ruoli

Shahrukh Khan (Rizwan Khan), Kajol (Mandira), Steffany Huckaby (Kathy Baker), Carlo Marino (Vaughn), Douglas Tait (Sniper), Shane Harper (Tim), Sheetal Menon . (Radha)

Soggetto

Indiano di religione musulmana e affetto dalla sindrome di Asperberger, Rizvah Khan vive negli Stati Uniti, dove ha sposato la bella Mandira. Quando arriva l'11 settembre 2001, l'attacco alle Torri gemelle spezza l'equilibrio della loro vita. Il figlio adolescente di Mandira, avuto da una precedente relazione, muore in seguito a percosse con coetanei motivate dal suo essere musulmano. Mandira non perdona il marito, lo caccia di casa e Khan sente su di se il dovere di far sapere al Presidente degli Stati Uniti e quindi a tutto il paese che lui non é un terrorista. Ci riuscirà dopo un lungo, tormentato vagabondare per gli States.

Valutazione Pastorale

Temi grossi, importanti (la malattia, la convivenza, le incomprensioni religiose, il pregiudizio...), un tragico fatto di storia, tra i più gravi degli ultimi anni (l'attentato alle Torri Gemelle), le conseguenze sui più giovani, affetti spezzati e famiglie disgregate: la materia é tanta, forse troppa, e l'approccio ad essa proposto da questo prodotto indiano non aiuta molto a seguirla per intero. Il cinema che si fa a Bollywood é anche cosi: dramma e commedia convivono tranquillamente spesso legati da momenti musicali, danze e simili. La cosa all'inizio convince, ma i tempi narrativi troppo dilatati portano la regia a scivolare su uno stentato melodramma, un più momenti melenso e compiaciuto. A lungo sfiorata, la retorica prevale in quel finale del lungamente atteso incontro di Khan con il Presidente degli Stati Uniti: così didattico da risultare poco credibile. Si potrebbe dire che si tratta di una favola, ma la serietà degli argomenti non lo permette. Così il messaggio di invito alla tolleranza rimane ben vivo, e il film, dal punto di vista pastorale, é da valutare come consigliabile, anche se non privo di superficialità.

Utilizzazione

Il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e in seguito come confronto con un modo insolito e nuovo di affrontare problemi attuali.

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