IL NOSTRO NATALE – ‘R XMAS

Valutazione
Discutibile, Problematico, dibattiti
Tematica
Droga, Famiglia, Male, Metafore del nostro tempo
Genere
Metafora
Regia
Abel Ferrara
Durata
82'
Anno di uscita
2001
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
'R xmas
Distribuzione
O1 Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Cassandra De Jesus, Abel Ferrara, Scott Pardo Cassandra De Jesus
Musiche
Schooly
Montaggio
Patricia Bowers, Bill Pankow, Suzanne Pillsbury

Orig.: Stati Uniti (2000) - Sogg.: Cassandra De Jesus - Scenegg.: Cassandra De Jesus, Abel Ferrara, Scott Pardo - Fotogr.(Panoramica/a colori): Ken Kelsch - Mus.: Schooly-D - Montagg.: Patricia Bowers, Bill Pankow, Suzanne Pillsbury - Dur.: 82' - Produz.: Pierre Kalfon.

Interpreti e ruoli

Drea de Matteo (la moglie), Lillo Brancato (il marito), Ice T. (il gangster), Victor Argo (Louie), Naomi Morales (la nipote), Lisa Valens . (la figlia)

Soggetto

1993, New York. Impegnata negli acquisti dell'ultima ora (una bambola Party Girl chiesta dalla figlia), una coppia si prepara a festeggiare il Natale: la moglie è portoricana, il marito dominicano. Ma arriva il momento di tornare al lavoro, che per loro è lo smercio della droga. A casa, con grande scrupolo, tagliano l'eroina che ricevono e la consegnano alle persone indicate. Una routine dove non mancano le difficoltà: uno spacciatore di colore si lamenta perché viene messa meno droga nelle bustine. La moglie però è in ansia per il regalo. Va allora da un commerciante clandestino e per una forte somma compra finalmente due Party Girl. Mentre è fuori, il marito viene all'improvviso rapito. Lei viene avvicinata da un sicario nero: ha venti minuti per mettere insieme i soldi richiesti. Finisce con un compromesso: lei si impegna a convincere il marito a non fare più quel lavoro. Liberato, lui e lei scoprono che i rapinatori sono dei poliziotti al servizio della malavita in procinto di essere arrestati. A casa, marito e moglie riflettono: "Possiamo fare cose lecite". Quindi vanno ad una festa. Chiamato fuori, a lui viene la testa dei uno dei sequestratori per indurlo a riprendere la vita di sempre. Il marito rientra nel locale, risponde vagamente alla moglie, comincia a cantare.

Valutazione Pastorale

Il 1993 é l'anno in cui David Dinkins diventa primo cittadino di New York. E' il primo sindaco di colore nella storia della città. Ricorda Abel Ferrara: "Quella del 1993 é la New York prima dell'informatizzazione della nostra vita quotidiana. Oggi, con Rudolph Giuliani al potere, il consiglio comunale ha ripreso il controllo delle strade, lo spaccio della droga è diminuito, ma sopratutto è cambiato. Nel 1993 si sapeva che alle 3 del pomeriggio in quel certo palazzo si poteva comprare quella droga. Nell'East Village l'erba si vendeva nei negozi di alimentari, come fosse caffé. Non si vedeva un poliziotto, tutto avveniva alla luce del sole. Adesso, con una telefonata sul cellulare, te la consegnano a casa (...)Ci sono più bambini qui che in tutti gli altri miei film. E' il Natale delle famiglie. In fondo é un film sulla famiglia". Quest'ultima frase è il punto di partenza. Marito e moglie immigrati: una coppia che crede nella vita matrimoniale, che ama la propria figlia, che vuole, per convinzione e non per imitazione, rispettare le tradizioni religiose. Una coppia che lavora su un materiale che non ti aspetti, la droga. Gli 'opposti' , su cui Ferrara continua a costruire una poetica della provocazione e dello stupore, non sono mai facili da afferrare. Ma si tratta appunto di ricordarsi che siamo a New York e di prendere quindi la metropoli americana come scenario delle contraddizioni più totali e laceranti, come terreno dove ogni giorno va in scena il calvario dell'uomo e della donna contemporanei. Il crimine (qui lo spaccio di droga) accettato come 'normalità' rappresenta il gradino ultimo della colpa, quello da cui cominciare, se si vuole, a risalire. Tenendosi fedele ad un cinema dove crudeltà e pietà non possono esistere l'una senza l'altra, Ferrara traduce in un racconto breve e asciutto la metafora di un percorso di penitenza e di espiazione. Il copione, ancora una volta, non è del tutto suo (e nemmeno più del fido Nicholas St.John, ormai allontanatosi), ma è solo sua la costruzione semplice e incisiva dell'immagine, il tono quasi distratto, la capacità di recuperare la bellezza nascosta del Natale in famiglia. Il racconto non è consolatorio nè risolutivo. Ma lo sguardo del regista non rinuncia, nell'inferno della città che stritola, a cercare una purezza in cui mostra di credere con forza. Film da vedere con attenzione dunque e, dal punto di vista pastorale, da valutare come discutibile, certo problematico e adatto a dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza dei minori. Da recuperare, al pari di altri titoli di Ferrara, nell'ambito di una riflessone sul cinema di parabola nella società contemporanea.

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