Orig.: Francia (2013) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Daniel Pennac - Scenegg.: Jérome Fansten, Nicolas Bary, Serge Frydman - Fotogr.(Scope/a colori): Patrick Duroux - Mus.: Rolfe Kent - Montagg.: Véronique Lange - Dur.: 100' - Produz.: Dimitri Rassam, Jérome Seydoux.
Interpreti e ruoli
Raphael Personnaz (Benjamin Malaussène), Berenice Bejo (zia Julia), Emir Kusturica (Stojil), Guillaume de Tonquédec (Sainclair), Thierry Neuvic (ispettore Carrega), Mélanie Bernier (Louna), Marie Christine Adam (Miss Hamilton), Armande Boulanger (Thérèse), Adrien Ferran (Jérémy), Isabelle Huppert (Reine Zabo)
Soggetto
In un appartamento di Parigi Benjamin Malaussene manda avanti una ben strana famiglia, composta da fratelli e sorelle più piccoli di lui, che la madre ha avuto con padri diversi e chiama periodicamente per telefono. Benjamin lavora in un gtrande magazzino con il ruolo di capro espiatorio: quando i clienti hanno reclami da fare, lui si prende la colpa, subisce le raezioni del direttore fino al punto da indurre il cliente stesso a ritirare la richiesta si risarcimento. Capita però che una serie di incidenti succedano empre vicino a alui. La polizia lo sospetta fortemente, e Benjamin finisce per affidarsi ad un giornalista, detta zia Julia, di cui subito si innamora...
Valutazione Pastorale
La trama sembra fatta apposta per far perdere di vista la logica dei fatti. Daniel Pennac ha scritto quasi trenta anni fa questo primo libro dedicato alla famiglia Malaussene cui sono seguiti altri cinque romanzi. Se solo ora si è trovato la spinta per tradurlo in immagini, qualche motivo indubbiamente c'è. Lo sceneggiatore sceglie un copione disarticolato e sregolato, il protagonista è del tutto lunatico e sbadato, al pari di tutta la troup familiare che lo circonda. C'è poca logica nelle situazioni, e il racconto procede per successivi accumuli di passaggi poco prevedibili. Dentro l'andamento un po' anarcoide scorrono temi anche forti (delitti, rapimenti, genitori assenti, mancanza di senso familiare...) che Benjamin cerca di compattare con gesti sornioni e espressioni trasognate. Si tratta di un umorismo sbilenco e imprevedibile, forse senza vie di mezzo. Bisogna prenderlo con leggerezza per lasciarsi andare ad una dinamicità irregolare e un po' evanescente. Alla fine resta solo un esperimento per in film fuori dagli schemi e tuttavia da valutare, dal punto di vista pastorale, come consigliabile e nell'insieme semplice.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e, meglio, in successive occasioni come prodoto insolito, originale, forse anche un po' spiazzante.