Interpreti e ruoli
Martina Gusman (Mia), Berenice Bejo (Eugenia), Edgar Ramirez (Vincent), Joaquin Furriel (Esteban), Graciela Borges (Esmeralda)
Soggetto
Dopo molti anni di assenza, Eugenia, richiamata da un ictus che ha colpito l’anziano padre, torna a La Quietud, la tenuta di proprietà della sua famiglia, vicino a Buenos Aires, dove si ricongiunge con la madre e la sorella…
Valutazione Pastorale
L’ictus che colpisce e conduce alla morte il padre è solo il punto di partenza di una storia che sembra fatta apposta per costringere le protagoniste a misurarsi con traumi emotivi a poco a poco sempre più forti. L’iniziale piacere delle due sorelle di ritrovarsi e condividere ricordi di gioventù si tramuta in momenti sempre più difficili da controllare, quando le situazioni lasciano il posto a tensioni di crescente imbarazzo, ecco che la permanenza in quella villa diventa un inferno di incontrollabile tensione. Esplodono le contraddizioni legate ad un passato di non troppo specchiata lucidità, e anche i rapporti interpersonali si aggrovigliano. Insomma ne esce un ritratto di famiglia che comincia bene e sfocia in contrasti violenti fatti di cinismo e cattiveria. Trapero si lascia conquistare dalla consueta attrazione per azioni riprovevoli e impossibili, come aveva fatto ne “Il clan” (2015). Esagera per il gusto di farlo e crea scenari certo di non irreprensibile limpidezza eppure di forte attrattiva. Film provocatorio e quasi di sapore respingente, che dal punto di vista pastorale, è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria con attenzione per i passaggi più spinosi e delicati. Da proporre per riflettere sul ritratto oggi di un’Argentina divisa tra passato e futuro.