IL SIGNORE DEL CASTELLO **

Valutazione
Discutibile, Complesso
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Regis Wargnier
Durata
95'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Francia
Titolo Originale
JE SUIS LE SEIGNEUR DU CHATEAU
Distribuzione
Academy Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Regis Wargnier, Alain Le Henry liberamente ispirato al romanzo di Susan Hill
Musiche
Serge Prokofiev
Montaggio
Genevieve Winding

Sogg.: liberamente ispirato al romanzo di Susan Hill - Scenegg.: Regis Wargnier, Alain Le Henry - Fotogr.: (panoramica/a colori) Francois Catonné - Mus.: Serge Prokofiev - Montagg.: Genevieve Winding - Dur.: 95' - Produz.: Odessa Film, A.A.A. Productions

Interpreti e ruoli

Jean Rochefort (Jean Breaud), Dominique Blanc (Vernet), Regis Arpin (Thomas Breaud), David Bebar (Charles Vernet), Pascale Le Goff, Federic Renno

Soggetto

il proprietario di un castello francese Jean Bréaud, vedovo con un figlio decenne (Thomas), che molto ha sofferto per la perdita della madre, assume la signora Vernet, moglie di un disperso in Indocina, in qualità di governante. La donna arriva con un ragazzetto (Charles) coetaneo dell'altro ma, mentre tra il castellano e Madame si stabiliscono subito rapporti di simpatia, tra i due ragazzi cominciano le ostilità. Charles è buono, ma fiero, l'altro è altezzoso e considera il nuovo venuto più che un salariato un suddito e lo accoglie scagliandogli in camera un grosso sasso; seguirà un corvo sanguinante, cacciato sotto le coltri. Poiché non sopporta di esser umiliato, nè che si irrida suo padre, scomparso o morto che sia, una notte Charles fa una escursione nel bosco, chiaramente per provocare Thomas, che in fondo è un tipo fragile, malgrado la sua burbanza sprezzante. Thomas lo segue, si sente smarrito e impaurito fra le rocce, per ritrovarsi in precaria situazione su di un tronco che sovrasta un torrente, dove finisce con il cadere. Charles lo salva e crede di aver messo le cose in chiaro, ma il perfido avversario non ci sta e, appena tornato al castello dall'ospedale (si è solo distorto una caviglia) offende Charles, dicendogli che la Vernet sta circuendo suo padre e mira con i baci ai suoi soldi. Sul nuovo venuto pende poi la minaccia del collegio (dove ambedue i ragazzi debbono entrare fra breve), poiché il "padroncino" già pregusta la gioia di vessazioni a non finire per Charles. Dura la situazione creatasi, Madame Vernet decide di tornarsene a casa propria con il figlio. Thomas mette nella valigia di questi una busta con alcune migliaia di franchi: tanto per sdebitarsi, ma una volta di più per ferire l'altro. Mentre la madre consente, sia pure a malincuore, che Charles tenga per sé quell'inatteso denaro, purché mai più si parli della famiglia Bréaud, il castellano, che ama Madame Vernet, incarica Thomas, di riferirlo a lei, aggiungendo che li attende ambedue la domenica successiva con il treno del pomeriggio. Ma Thomas non dirà nulla in tempo, lo farà in ritardo. La Vernet rientra comunque con il figlio al castello: fra i due adulti ormai è l'amore, mentre i ragazzi si battono a duello con armi vere trovate in soffitta. Questa volta è Thomas ad avere la meglio, prima della partenza per il collegio. Ma Charles non ci andrà mai: egli si getta in mare dove affoga, mentre sulla spiaggia battuta dal vento Thomas, con qualche lacrima negli occhi abitualmente gelidi, invano chiama il suo compagno risucchiato via dalle onde.

Valutazione Pastorale

fisicamente molto diversi (Thomas biondo con occhi celesti e di ghiaccio, sprezzante e perverso l'altro bruno e fiero), i due ragazzi giocano i rispettivi ruoli combattendo con tenacia, il primo a difesa del proprio habitat, l'altro a tutela di sé e della madre. In più con un pizzico di classismo da parte del ragazzetto Bréaud nei confronti di quell'intruso proletario che ha perso il padre, ma possiede l'affetto e il calore di quella giovane mamma (che lui invece ha perduto e per cui ha sofferto). Da ciò nequizie, vessazioni e sadismi, fino alla morte dello sfortunato Charles, cui la vita sembra voler negare tutto. In altre mani poteva venirne fuori qualcosa di più interessante. Regis Wargnier dà invece la preferenza ad una regia marcata dagli eccessi, utilizzando pensieri e usando modi rappresentativi troppo forzati per ragazzi appena decenni (vedasi la scena fra i due, abbigliati Thomas da viveur e Charles da donna vistosamente truccata, scena davvero di cattivo gusto), talché le psicologie ne risultano se non stravolte, quanto meno deformate. Si punta agli effetti forti con i ragazzi in scena (bravi ambedue), mentre si cade nella piattezza e nelle implausibilità, allorché si tratta dei comportamenti dei rispettivi genitori, ai quali più che il buon accordo fra i figli premono molto le loro faccende personali. Non tutto appare spontaneo, nemmeno la cattiveria e l'astio dei giovanissimi, nemmeno la venatura classista affidata all'alterigia di Thomas: è ciò che accade sempre quando sentimenti e dialoghi di ragazzi risentono delle fumosità e dei velleitarismi letterari degli adulti. Le tinte forti sono sempre sottolineate da brani musicali di Serge Prokofiev, cupi e tesi già per conto proprio.

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