IL SILENZIO

Valutazione
Accettabile, complesso
Tematica
Rapporto tra culture
Genere
Metafora
Regia
Mohsen Makhmalbaf
Durata
Anno di uscita
1998
Nazionalità
Iran
Titolo Originale
Le silence
Distribuzione
Istituto Luce

Orig.:Iran(1998)- Sogg.e Scenegg.:Moshen Makhmalbaf - Fotogr.(Panoramica/a colori):Ebrahim Ghafori - Mus.:autori vari - Montagg.:Moshen Makhmalbaf - Dur.:76' - Produz.:Marin Karmitz.

Interpreti e ruoli

Tahmineh Normatova (Khorshid), Naderh Abdelahyeva (Nadereh), Golbibi Ziadolahyeva (la madre di Khorshid), Hakem Ghassem (il padrone della bottega), Araz M.Mohamadli. (il musicista ambulante)

Soggetto

Khorshid,un ragazzo cieco di dieci anni, vive con la madre in un piccolo villaggio del Tagikistan.Il padre è partito per la guerra e non se ne hanno notizie. Il padrone di casa reclama il pagamento dell'affitto ma mancano i soldi e la madre lo ricorda sempre al figlio. Tutti i giorni Nadereh, la piccola protetta del liutaio presso il quale lavora il ragazzo, lo aspetta alla fermata dell'autobus per condurlo con sè fino alla bottega. Khorshid un giorno si allontana da Nadereh, cammina,si perde per le strade, arriva tardi al lavoro e il liutaio lo licenzia. Khorshid allora torna a casa. Il proprietario è nel frattempo arrivato e fa sgombrare l'appartamento. Khorshid torna in città per cercare i soldi. Un accordo musicale lo colpisce, e lui subito lo trasmette agli operai che lavorano nei laboratori. Tutti, con tonalità diverse,cominciano a suonarlo con strumenti di fortuna. Nasce un unico suono, come un'orchestra che ha finalmente trovato la musica giusta.

Valutazione Pastorale

Moshen Makhmalbaf è un regista iraniano che si è a lungo scontrato nella propria attività con le ristrettezze imposte dalla censura operata dal governo al potere. Il suo precedente film "Pane e fiore", uscito anche in Italia, aveva rivelato l'intensità e la forza della sua ispirazione, l'idea di un cinema attento ai valori del riscatto e della dignità della persona. Qui il pretesto narrativo sembra meno felice, forse perchè è troppo palese e facile la situazione del bambino cieco come metafora del popolo iraniano chiamato ad aprire gli occhi sulla realtà che lo circonda, anche attraverso la crescita del lavoro e dell'espressione artistica.Il film è quindi meno limpido del precedente ma resta, dal punto di vista pastorale, interessante e complesso, per la ricchezza tematica ed espressiva su cui poggia, per il modo positivo con cui, attraverso lo strumento cinema, vuole essere voce moderna e attuale di un popolo dalle tradizioni antiche e troppo chiuse in se stesse.<br> <b>UTILIZZAZIONE:</B> più che in programmazione ordinaria, il film merita di essere proposto in occasioni mirate, come esempio di un cinema veicolo di conoscenza, nell'ambito della tematica dei rapporti tra culture.

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