LA PUTTANA DEL RE

Valutazione
Discutibile, Crudezze
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Axel Corti
Durata
138'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
LA PUTTANA DEL RE
Distribuzione
Istituto Luce, Italnoleggio Cinematografico
Soggetto e Sceneggiatura
Daniel Vigne, Frederic Raphael, Axel Corti tratto dal romanzo "Jeanne De Luynes, Contesse De Verue" di Jacques Tournier
Musiche
Gabriel Yared
Montaggio
Joele Van Effenterre

Sogg.: tratto dal romanzo "Jeanne De Luynes, Contesse De Verue" di Jacques Tournier - Scenegg.: Daniel Vigne, Frederic Raphael, Axel Corti - Fotogr.: (panoramica/a colori) Gernot Roll - Mus.: Gabriel Yared - Montagg.: Joele Van Effenterre - Dur.: 138' - Co-Produz.: Cinema & Cinema, Afc, Roma - Fr 3 Films Production, Paris

Interpreti e ruoli

Thimothy Dalton (Re Vittorio Amedeo), Valeria Golino (Jeanne De Luynes), Stephane Freiss (Conte di Verrua), Margaret Tyzack (Contessa Di Verrua), Feodor Challpin (Scaglia), Eleanor David (Regina), Anna Bonaiuto (Contessa Longhi), Lea Padovani, Patti Crauchet, Caterina Vertova, Arnoldo Foà, Robin Renucci

Soggetto

una nobile donzella francese la contessa Jeanne de Luynes sposa il conte di Verrua e va a vivere a Torino, dove il marito (che lei ama moltissimo) è ciambellano di Re Vittorio Amedeo, salito al trono nel 1684. Il Re se ne invaghisce e invia il conte a Madrid in veste di ambasciatore. Jeanne resiste in mille modi, ma tutti dalla madre del consorte al suo stesso confessore insistono, perché alla volontà del re non si debbono opporre ostacoli. Allora la nobildonna si offre direttamente al sovrano; ne diventa la favorita; tiranneggia dame e dignitari, arrivando perfino ad immischiarsi degli affari di governo. Il re, uomo sensuale e vigoroso, cerca di assecondarla e Jeanne ottiene tutto ciò che vuole (gli fa anche rinviare in Francia la famiglia, con il piccolo Luchino). Praticamente schiava del sovrano, ne è allo stesso tempo la dominatrice. Detestata dalla regina e odiata dalle dame di corte, la contessa spera solo che conte Verrua si ribelli e la liberi. Ma Verrua è troppo debole e venera il suo re. Francese quale è, Jeanne non riesce ad impedire che Austria e Piemonte si alleino contro il proprio Paese: proprio mentre Vittorio Amedeo è al fronte, si ammala di vaiolo, e il re trascurando il suo esercito si precipita al castello di Rivoli per curarla amorevolmente. Essendo ormai la guerra arrivata alla Capitale, Jeanne, guarita fugge in Patria, portando con sé i gioielli e le opere d'arte ricevute in dono. Frattanto il Conte Verrua, invitato a battersi a duello con il re resta ucciso. Successivamente il sovrano, rimasto gravemente ferito, è obbligato a vivere chiuso in una enorme gabbia mobile di legno, stando immobile e sospeso all'interno di essa e qui lo vede Jeanne, tornata in Piemonte travestita, per incontrarvi quell'uomo violento che si era impadronito di lei. L'amore è però finito: Vittorio Amedeo è impedito ed il suo giovanissimo primogenito, grazie alla abdicazione, è diventato re. E, proprio quando sta per ritomare nel feudo di Luynes con Luchino, la contessa ora vedova dice all'amante tanto disprezzato "ti amo".

Valutazione Pastorale

film che alterna intenzioni pescate nel fondo delle psicologie all'innegabile fasto della cornice coreografica. Molti i mezzi impiegati a questo preciso scopo: palazzi e castelli di Torino regale (oltre che Palazzo Venezia a Roma), grande profusione di colori, costumi e parrucche, scintillio di armi, gentiluomini boriosi e dame invidiose dell'adultera contessa Verrua. Sull'altro versante la grintosissima Jeanne, all'inizio tenera verso quel marito che le antepone monarchia e carriera, poi sfrontata e rancorosa, decisa nel concedersi all'amante per arraffare di tutto, umiliando se stessa insieme ad altri pur di vendicarsi; infine, ma troppo tardi, pronta a dichiarare il suo amore ad un re che l'aveva voluta a tutti i costi, ora ridotto agli estremi. Sul piano storico molto è romanzesco e tutto fa perno su Vittorio Amedeo e la sua favorita: lui passionale ed impetuoso, autoritario e sprezzante al caso (e tuttavia paziente quando rischia il contagio, pur di curare con canfora e semicupi la donna butterata dal vaiolo), lei spregiudicata e dura per spirito di vendetta, fino al giomo in cui intenerita pronuncia le due parole d'amore al suo carceriere.

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