Orig.: Nuova Zelanda (2003) - Sogg.: tratto dal romanzo "La balena e la bambina" di Witi Himaera - Scenegg.: Niki Caro - Fotogr.(Scope/a colori): Grant Narbey - Mus.: Lisa Gerrard - Montagg.: David Coulson - Dur.: 104' - Produz.: Tim Sanders, John Burnett, Frank Hubner.
Interpreti e ruoli
Keisha Castle Hughes (Pai), Rawiri Paratene (Koro), Vicky Haughton (Flowers), Cliff Curtis. (Porourangi)
Soggetto
Racconta la leggenda che Paikea, capostipite del popolo Maori, raggiunse le coste della Nuova Zelanda sul dorso di una balena. Oggi il figlio maggiore di Koro, anziano capo Maori, subisce il dolore della morte della moglie e del figlio maschio al momento del parto. Sopravvive la femmina, chiamata Pai, che cresce con i nonni, mentre il padre ben presto va in Germania per rifarsi una vita. Pai viene a conoscenza della tradizione, sa che toccherebbe a lei diventare il capo ma subito capisce che il suo essere femmina le preclude tale futuro. In particolare il nonno, mentre comincia ad insegnare l'arte del combattimento con il bastone e le regole del guerriero ad un gruppo di giovanissimi, impedisce a Pai di restare in mezzo al gruppo. Intanto dalle acque dell'oceano un gruppo di balene si avvicina improvvisamente verso la spiaggia. Quando alcune si arenano e rischiano di morire, Koro ritiene questo il segno negativo della imminente fine della stirpe Maori. A questo punto Pai interviene, riesce a liberare la balena più grossa e con lei va verso il mare aperto. Quando sembra ormai scomparsa, viene ripescata e ricoverata in ospedale. Koro ammette l'errore del proprio pregiudizio.
Valutazione Pastorale
A guardarla nel suo lineare svolgimento, si fa presto a definirla una storia d'avventura su uno sfondo ambientale ricco e suggestivo e a cogliere il tema principale nelle difficoltà di crescita della bambina in un mondo ostile di adulti: un racconto di formazione con un finale giustamente positivo che manda a casa contento lo spettatore. Se qualche aspetto più interessante emerge e può imporre il copione all'attenzione di molti (superando i limiti stretti del riferimento ai Maori), va cercato nei rapporti tra gruppo autoctono e tradizione, tra storia e leggenda, tra regole rigide e mutamenti sociali. Ne deriva allora che le difficoltà di Pai diventano metafora del disagio di un'appartenenza femminile che subisce il 'pregiudizio' del passato: un pregiudizio che oggi si scontra con una contemporaneità più duttile e meno rigida. Come salvaguardare allora la sostanza di regole secolari? Come affidare alle giovani generazioni il mantenimento di una identità, nella quale un popolo si riconosce da sempre? Il mito dell'origine diventa rifiuto e limite. Una forte volontà modifica schematismi astratti e offre nuovo volto alla ritualità. Sono argomenti più universalmente validi proposti da un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, e problematico. UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre in altre occasioni, anche scolastiche per ragazzi per una riflessione sui temi sopra accennati.