LA VITA ALLEGRA

Valutazione
Inaccettabile, Squallido
Tematica
Genere
Farsesco
Regia
Fernando Colomo
Durata
96'
Anno di uscita
1989
Nazionalità
Spagna
Titolo Originale
LA VIDA ALEGRE
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Fernando Colomo
Musiche
Suburbano
Montaggio
Miguel Angel Santamaria

Sogg. e Scenegg.: Fernando Colomo - Fotogr.: (panoramica/a colori) Javier G. Salmones - Mus.: Suburbano - Montagg.: Miguel Angel Santamaria - Dur.: 96' - Produz.: El Catalejo P.C.S.A.

Interpreti e ruoli

Veronica Forquè (Ana), Antonio Resines (Antonio), Massiel (Rosi), Guillermo Montesinos (Manolo), Miguel Rellán (Eduardo), Ana Obregon (Carolina), Gloria Muñoz (Elvira), José A. Navarro (Jtziar Alvarez)

Soggetto

Aña, una dermatologa madrilena, che ha aperto un ambulatorio per malattie veneree, poiché ama il suo lavoro, va praticamente in cerca di clienti, scelti fra prostitute, omosessuali e gente di dubbia nomèa, che lei poi si sforza di aiutare in ogni modo. Poco a poco, tuttavia, tra prelievi e sondaggi vien fuori che il contagio è diffusissimo, data anche la frequenza dei contatti dei singoli. Ad Aña come documentano gli esami di laboratorio, risultano colpiti suo marito Antonio; il Ministro della Sanità Edoardo; sua moglie Elvira; la sua dattilografa Carolina (che è non solo l'amante di Antonio, ma del Ministro stesso) e perfino un agente della scorta (con il quale se la intende Elvira). Avviene così la vendetta della dottoressa (diagnostica al marito, all'amichetta e all'uomo politico una brutta infezione) e si determina uno scandalo governativo (Edoardo dovrà partire in volo per il Giappone con Carolina, a carriera ormai troncata e fine per Antonio delle proprie ambizioni).

Valutazione Pastorale

può darsi che le intenzioni del regista spagnolo Fernando Colomo fossero di provocatoria denuncia e, comunque, in registri di satira graffiante. Come può darsi pure che l'allegra gazzarra suscitata in Spagna dal suo film sia dovuta ad allusioni e scopi ben precisi. Ma la storia è presto degenerata dal genere grottesco in una farsaccia, un vero tonfo sotto il profilo cinematografico. Per fare un pamphlet caricato di cattiverie ci vuole ben altro. Grande l'abbondanza di insulsaggini, di volgarità e di momenti sgradevoli, con battute e commenti delle due operatrici di laboratorio Aña e Gata, facilmente immaginabili ed imbarazzanti. Puntando sul contagio e per disinnescare la miccia delle relative paure, il film finisce con il fornire un gratuito battage pubblicita allo smercio dei profilattici, presentati perfino come oggetti-regalo.

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