L’AFRICANA

Valutazione
Inaccettabile, Negativo
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Margarethe Von Trotta
Durata
105'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
L'AFRICANA
Distribuzione
Artisti Associati International
Soggetto e Sceneggiatura
Margareth Von Trotta
Musiche
Eleni Karaindrou – Montagg.: Nino Baragli
Montaggio
Nino Baragli

Sogg. e Scenegg.: Margareth Von Trotta - Fotogr.: (panoramica/a colori) Tonino Delli Colli – Mus.: Eleni Karaindrou – Montagg.: Nino Baragli - Dur.: 105' - Co-Produz.: Scena Group, Roma, Bioskopfilm, Munchen, Rachel Productions, Paris

Interpreti e ruoli

Stefania Sandrelli (Anna), Barbara Sukowa (Martha), Sami Frey (Victor), Jan Paul Bichzycxi, Valentina Lainati, Kouyade Sottigui, Jacques Sernas

Soggetto

a Parigi il francese Victor (giornalista) accoglie nell'alloggio in cui convive con la tedesca Martha e su preghiera di quest'ultima, l'amica di lei Anna, una italiana che ha interrotto il proprio rapporto con l'amante Michel. Accade che Anna e Victor si innamorino e Martha ferita e delusa se ne va a lavorare (è dottoressa) in un ospedale del Mali. Sposatasi con Victor, Anna è tuttavia perseguitata dal rimorso e, dato che ora si trova in ospedale per una diagnosi che lascia poche speranze, è per di più convinta che finirà con il morire, magari per una fattura fattale dalla ex-amica ora nemica. Mentre si consulta con Tan, uno strano vecchietto suo condomino, e continua a fare sogni di angoscia e curiosi riti magici nella propria camera, Anna scrive a Martha, che vuole vedere e dalla quale desidera ardentemente di farsi perdonare. Sulle prime Victor è contrario, poi finisce con il telegrafare per conto suo alla mai obliata dottoressa. Questa arriva a Parigi, appare gelida e distante anche se le suppliche di Anna sono insistenti, oltre che dura e sprezzante con Victor. Poi, lentamente, il rancore di Martha comincia a cedere, finchè lei stessa si abbandona a Victor, la passione fra i due ha il sopravvento. Anna non lo sa e, dato che la diagnosi sembra ora meno minacciosa e le cure cominciano a fare effetto, lasciato l'ospedale accetta il consiglio di Jan: accompagnata da Andrej, un anziano e paziente amico di costui, va a passare una settimana in un paesino brétone. A detta dei due, là, se uno passeggia a notte fra strani massi di pietra e se beve l'acqua purissima di una certa fontana in luogo romìto, fidando però nel proprio equilibrio e nella grande forza della comprensione e della pace per tutti e tutto, con il corpo anche lo spirito può guarire per sempre. Anna al ritorno coglie sul fatto l'amica con Victor: l'amara situazione di un tempo sembra ora riprodursi in senso inverso. Martha comunque decide di ripartire per il Mali ma Victor riesce a rintracciarla all'aeroporto, perchè parli con la moglie. Martha accetta, scopre Anna rifugiatasi in casa di Jan che la conforta. Nella commozione reciproca, tocca questa volta a Martha di chiedere umilmente perdono. Mentre Victor decide di partire per un reportage da fare in Africa, troverà al suo ritorno un conciso messaggio: Jan gli spiegherà tutto, poichè Anna e Martha sono partite per il Mali insieme.

Valutazione Pastorale

non si può negare a Margarethe Von Trotta la conoscenza dell'animo femminile, nè la più grande perizia quando scruta nei labirinti e misteri dei sentimenti con un disegno psicologico delle due donne amiche-rivali per la verità accuratissimo e di forte tratteggio. Il film evidenzia una innegabile tensione, marcata dalla pena, da rancori ed ansie, sotto l'imperativo di una morte se non del tutto certa, per lo meno diagnosticata come possibile. L'analisi è intelligente, né fanno difetto allusioni (discrete, ma toccanti) e rapidi inserti, con ricordi e momenti del passato per ciascuno dei personaggi. Nuoce alla storia quell'insistito ricorso ai misteri dell'astrologia, delle fatture e dei sortilegi da parte della malata, stimolata in questo dal vecchio amico musicista. Candele accese in clinica e grandi bevute d'acqua all'antica sorgente in Bretagna è dubbio che servano a ritrovare l'equilibrio psico-fisico e ad avere una generica fiducia nell'armonia e nella tolleranza, seguendo precetti e rituali pagani o superstizioni. Qui sembra quasi si voglia far sfiorare ad Anna emotiva com'è ben altre frontiere (quelle del "miracolo", tanto per intendersi): a riconquistare salute e pace (anche dello spirito) con procedure e fumose credenze care ai cultori dell'esoterico. Dibattendosi Anna e Martha fra ragione e istinto, l'uomo resta fuori. Lui stesso autodefinendosi incerto in tutte le proprie scelte, e solo oggetto di amore, è evidente che nel labirinto femminile si perde e da quella che appare unicamente una faccenda tra donne rimane fuori lasciando a loro di sbrigarsela fra soprassalti emotivi, rappresaglie e rimorsi. Il film si avvale di una scenografia raffinata, di una fotografia (è di Tonino Delli Colli) formalmente impeccabile e di un ricorrente motivo musicale adeguatamente struggente. Sostanzialmente bene la "coppia" Sandrelli (Anna) - Sukowa (Martha), un duo azzeccato anche sul piano fisico e ben diretto - e bene anche il Victor di Sami Frey, indeciso e sobrio al punto giusto. Qualche ripetizione, una certa lentezza. Vicenda umana senz'altro, con una conclusione tuttavia che non risolve affatto la delicata situazione.

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