Orig.: Polonia/Svezia (2016) - Sogg. e scenegg.: Tomasz Wasilkewski - Fotogr.(Scope/a colori): Oleg Mutu - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: Beata Walentowska - Dur.: 104' - Produz.: Manana in coproduzione con TVP SA, COMMON GROUP PICTURES, FILM I VAST - 66° FESTIVAL DI BERLINIO 2016 ORSO D0ARGENTO MIGLIOR SCENEGGIATURA.
Interpreti e ruoli
Julia Kijowska (Agata), Magdalena Cielecka (Iza), Dorota Kolak (Renata), Marta Nieradkiewicz (Marzeria), Andrzej Chyra (Karol), Lukasz Simlat (Jacek), Tomek Tyndyk . (Adam)
Soggetto
Polonia 1990. Il muro di Berlino è crollato da poco e anche a Varsavia si respira la forte aria di cambiamento. Ma la possibilità di percorrere strade nuove si confronta anche con l'incertezza sulle scelte da compiere. Quattro donne sono in primo piano: Agata, Renata, Marzena, Iza...
Valutazione Pastorale
Due informazioni possono risultare utili: Tomasz Wasilewski, il regista, è nato nel 1980 (aveva dunque appena 10 anni quando sono successi i fatti narrati); il titolo originale è Zjednoczone stany milosci ossia "Stati uniti dell'amore", più misterioso e enigmatico di quello italiano, che richiama facilmente quello di un lontano e celebre film di Ingmar Bergman, "Monica e il desiderio", con il quale però a poco da spartire. Stati uniti dell'amore si presta a varie e contrastanti letture, potendo riferirsi a quei sentimenti che uniti non sono e insieme a quella geografia/riferimento di una nazione riconosciuta come guida del mondo e di fatto esempio anche di eccessi e disgregazione sociale. Insomma si potrebbe dire che il copione ritrae con fredda esattezza i profondi sbandamenti che attanagliano un paese (qualunque) si trovi a vivere passaggi forti ed epocali come quelli attraversati dai luoghi del postcomunismo. Le conversazioni intorno al tavolo all'inizio, frenetiche e oltremodo concitate, sono lo specchio di una situazione che non sa da quale parte dirigersi e resta incagliata in derive affettive capaci solo di peggiorare la situazione. Il rifugiarsi delle quattro protagoniste in rapporti sempre più complicati con cadute in una sessualità un po' selvaggia e disperata sono il termometro di uno stato di saluto la cui gestione è ormai incontrollabile. E lascia chi le vive in preda a ferite lacerate e interrogativi senza risposta. L'opera prima di Wasilewki merita attenzione per il gelido sguardo con cui accosta personagggi e situazioni, per la fatica che mette nel cercare dei farceli seguire e apprezzare negli squallidi ambiti nei quali si muovono. Di certo la gestione di una società passata dalla dittatura ad una indefinita libertà non può essere semplice, e bisogna essere capire inciampi e difficoltà di chi è chiamato a inventarsi una nuova vita. Il regista, per età e formazione, prova a interpretare sogni e attese di donne in bilico, certo con qualche eccesso di riferimenti visivi e tuttavia restando nella capacità di mostrare inciampi, errori, fraintendimenti. Anche per questo il film, forte e incisivo, è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria per un pubblico pronto a recepire esempi di un cinema piegato a indagare i risvolti più difficili e crudi della storia contemporanea.