Orig.: Italia (2000) - Sogg. e scenegg.: Anne Riitta Ciccone - Fotogr.(Panoramica/a colori): Franco Di Giacomo - Mus.: Massimo Nunzi - Montagg.: Stefano Chierchié - Dur.: 97' - Produz.: Francesco Torelli in associazione con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Antonella Ponziani (Claudia), Cecilia Dazzi, Macha Meril, Piero Natoli, Mario De Candia, Tasha Rodrigues, Silvia Gonzales Castillo, Nino Frassica, Angelo Orlando
Soggetto
Arrivata ai trenta anni, Claudia non ha ancora deciso come fare nel futuro. Vive a Roma, ha un fidanzato a sua volta prseo da mille contraddizioni, vagamente dedito al teatro e in attesa della grande occasione. Afflitta da una fastidiosa forma di narcolessia, Claudia decide di provare qualche metodo legato alla medicina alternativa. Quelli che la circondano non l'aiutano certo a capire qualcosa di più. Il padre è un reduce disilluso e frustrato del Sessantotto, la sua nuova compagna è di colore, gli amici sono contenti di non avere una dimora fissa, tutti vivono nel disordine, e sembra che l'unica occupazione possibile sia quella di complicarsi ogni giorno di più la vita. Claudia arriva a tentare il suicidio. Ma un sussulto di attenzione da parte del padre, e un momento di maggiore coscienza la fanno recedere dal proposito. Si può sempre ritrovarsi tutti insieme in una bella giornata in campagna.
Valutazione Pastorale
Anne Riitta Ciccone, la regista, è nata ad Helsinki nel 1967. Trasferitasi da piccola in Italia, si è laureata in filosofia e nel 1987 ha cominciato a lavorare come assistente coreografa e poi come aiuto regista. Per questo suo primo lungometraggio, sceglie un copione in cui rimastica tutte le abituali coordinate del genere "confusione italiana" di fine Millennio. La protagonista al centro e intorno tanti personaggi ormai visti e rivisti della più vieta fauna socio-intellettual-mondana romana. Non che manchi qualche spunto un po' più realistico, e certi momenti dello smarrimento di Claudia appaiono pertinenti: ma é l'insieme a non reggere, tutto è di una fragilità senza limiti: dialoghi, psicologie, ambienti risentono di approssimazione e scarso temperamento. Dal punto di vista pastorale, non si può che indicare il film come futile, e sottolinearne la costante superficialità. UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film poteva prestarsi ad essere utilizzato per proporre un ritratto di certa Italia di fine secolo: ma anche in questo caso è veramente troppo leggero e sbrigativo.