Leave no Traces

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Dolore, Donna, Famiglia - genitori figli, Giustizia, Politica-Società, Potere, Storia
Genere
Storico/Drammatico
Regia
Jan P. Matuszynski
Durata
160'
Anno di uscita
2021
Nazionalità
Polonia/Francia/Repubblica Ceca
Titolo Originale
Zeby nie bylo sladów
Soggetto e Sceneggiatura
Cezary Lazarewicz, Kaja Krawczyk-Wnuk
Fotografia
Kacper Fertacz
Musiche
Ibrahim Maalouf
Montaggio
Przemysław Chruścielewski
Produzione
Aurum Film

Il film è stato presentato alla 78ᵃ Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

Interpreti e ruoli

Tomasz Zietek (Jurek Popiel), Sandra Korzeniak (Barbara Sadowska), Jacek Braciak (Tadeusz Popiel), Agnieszka Grochowska (Grazyna Popiel), Robert Wieckiewicz (General Czeslaw Kiszczak), Tomasz Kot (Kowalczyk), Aleksandra Konieczna (Prosecutor Wieslawa Bardon), Adam Bobik (Don Jerzy Popieluszko), Bartlomiej Topa (Zbigniew Lyko), Andrzej Chyra (Miroslaw Milewski), Michal Zurawski (Colonel Kmiecik), Tomasz Dedek (General Wojciech Jaruzelski)

Soggetto

12 maggio 1983, Grzegorz Przemyk è uno studente diciottenne che insieme al coetaneo Jurek decide di concedersi un’uscita di pomeriggio in centro città, a Varsavia. Per un equivoco viene arrestato dalle forze di polizia e portato in commissariato per accertamenti. Lì la tensione scappa di mano e il ragazzo viene brutalmente picchiato fino a rimanere quasi esanime. A distanza di un paio di giorni muore per complicazioni. La madre di Grzegorz si oppone a questa palese ingiustizia e, con la testimonianza di Jurek, chiede a gran voce un processo.

Valutazione Pastorale

Come i fratelli D’Innocenzo, Jan P. Matuszynski è un regista polacco trentenne (classe 1984) con pochi titoli all’attivo ma una visione cinematografica chiara. Con “Leave no Traces” si presenta in gara alla Mostra raccontando una drammatica storia vera nella Polonia dei primi anni ’80, quella segnata ancora dalla stretta del regime e dalle spinte rinnovatrici di Solidarnosc. Un film dall’andamento serrato che tocca le corde del legal drama. La vicenda: 12 maggio 1983, Grzegorz Przemyk è uno studente diciottenne che insieme al coetaneo Jurek decide di concedersi un’uscita di pomeriggio in centro città, a Varsavia. Per un equivoco viene arrestato dalle forze di polizia e portato in commissariato per accertamenti. Lì la tensione scappa di mano e il ragazzo viene brutalmente picchiato fino a rimanere quasi esanime. A distanza di un paio di giorni muore per complicazioni. La madre di Grzegorz, una nota poetessa vicina a Solidarnosc, si oppone a questa palese ingiustizia e con la testimonianza di Jurek chiede a gran voce un processo. Immediatamente Jurek diventa il nemico pubblico numero 1 per lo Stato… “Leave no Traces” è un’opera di grande misura e rigore, che ci conduce nelle pieghe della storia polacca, scandagliando uno dei fatti più sofferti, la cui memoria non è stata mai del tutto risanata nel corso dei quarant’anni successivi. Il regista Matuszynski mette a tema le libertà fondamentali dell’individuo, del cittadino, dipingendo un quadro politico-sociale del suo Paese dal marcato clima claustrofobico. Pur confezionando un film denuncia di forte intensità, l’eccessiva durata (160 minuti) rischia di sgonfiarne un po’ pathos e incisività. Matuszynski fotografa la Polonia in procinto di cambiamento, dove le istituzioni avvertono il proprio scricchiolio ma dispiegano ogni mezzo lecito e illecito per arrestare tale mutamento. "Leave no Traces" non evidenzia però solamente le resistenze della politica o della polizia comunista, si spinge a tratteggiare la confusione che aleggia tra la gente, spaccata tra la difesa dello status quo e gli ideali di rivoluzione. Emblematica, a tal proposito, è la famiglia di Jurek: da un lato il ragazzo che grida giustizia per la memoria del suo coetaneo Grzegorz Przemyk e dall’altro i genitori convinti nel proteggere la loro piccola tranquillità, arrivando persino a tradire il proprio figlio per il bene del partito. Nel complesso “Leave no Traces” si rivela un’opera compatta e robusta, con qualche sbavatura che però non ne inficia la riuscita. Dal punto di vista pastorale il film è complesso, problematico e per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito.

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