Orig.: Italia (2002) - Sogg. e scenegg.: Ugo Chiti, Massimo Gaudioso, Matteo Garrone - Fotogr.(Scope/a colori): Marco Onorato - Mus.: Banda Osiris - Montagg.: Marco Spoletini - Dur.: 102' - Produz.: Domenico Procacci.
Interpreti e ruoli
Ernesto Mahieux . (Peppino Profeta), Valerio Foglia Manzillo (Valerio), Elisabetta Rocchetti (Deborah), Pietro Biondi (padre di Deborah), Lina Bernardi (madre di Deborah), Marcella Granito . (Manuela)
Soggetto
Entroterra di Caserta. In un zoo Peppino Profeta, piccolo di statura e di mezza età, attacca discorso con il giovane Valerio. Dopo aver saputo che Valerio lavora con poca soddisfazione in un ristorante, Peppino propone al ragazzo di fargli da aiutante nel suo non consueto laboratorio artigianale: Peppino é imbalsamatore di animali (ossia tassidermista) e, qualche volta, mette il proprio mestiere al servizio di un modesto boss locale della camorra, ricevendone protezione e i soldi per intgrecciare amicizia maschili. Valerio accetta, non conosce niente di quel lavoro ma vi si applica con grande dedizione. Peppino lo ammira, lo stima e il legame tra i due si fa più intenso. Incaricato di un lavoretto dalla camorra, Peppino si reca a Cremona. Qui Valerio conosce Deborah, ragazza dalla vita disordinata e caotica. I due restano insieme ma tra loro si inserisce Peppino. Quando, dopo alcune liti, appare chiaro che la vita a tre non é possibile, Valerio e Deborah scappano, arrivano a Ferrara dai genitori di lei, si sposano, aspettano un bambino. Peppino però non si rassegna a perdere Valerio. Così incalza la coppia, la raggiunge, minaccia lui e offende lei. Al limite della tensione e della sopportazone, Valerio capisce che per liberarsi di Peppino bisogna eliminarlo. Così gli spara e occulta il cadavere. I due si allontanano, in preda all'ansia e all'angoscia.
Valutazione Pastorale
Il titolo, il 'lavoro' cui rimanda, un protagonista dalle inattese dimensioni fisiche, una collocazione ambientale inedita: tutto, nel copione, rimanda alla costruzione di un quadro nel quale si muovono personaggi controversi ma autentici, si agitano sentimenti eccessivi ma non artificiosi, si dipanano vicende forti ma non pretestuose. Confermando le belle impressioni suscitate dai suoi titoli precedenti, Garrone assume una materia ostica e infida e la dipana in un racconto dalle cadenze crude eppure dolorosamente vere. Si parla del sentimento come prevaricazione, di affetti onesti e di quelli maniacali, di un amore che può condannare e di uno che può redimere. E' una sorta di teatro di guerra quello che inquadra Garrone, ma da tempo non si vedeva nel cinema italiano un occhio così acuto, distaccato e insieme emotivamente compromesso capace di dilatare gli spazi, di creare corrispondenza tra la deriva dei personaggi e quella dei luoghi in una angosciosa e terribile simbiosi. Da certe periferie degradate sul lungomare alle nebbie nordiche cariche di solitudine, il racconto diventa un sospeso controcanto sulla fuga dal male verso il forse irraggiungibile traguardo del bene. Dal punto di vista pastorale, va detto che il film mette in campo una visione per più versi pessimistica sul destino dell'uomo affiancandola all'intenzione di non arrendersi al peggio e di creare le condizioni per il riscatto: da valutare dunque come discutibile, e attraversato da una certa ambiguità.
UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, riservandolo ad un pubblico adulto. Da recuperare in occasioni ristrette come esempio di film italiano incisivo, teso, coinvolgente.