Orig.: Gran Bretagna/Thailandia/Germania/Francia/Spagna (2010) - Sogg. e scenegg.: Apichatpong Weerasethakul - Fotogr.(Normale/a colori): Sayombhu Mukdeeprom, Yukontorn Mingmongkon, Charin Pengpanich - Montagg.: Lee Chatametikool - Dur.: 113' - Produz.: Apichatpong Weerasethakul.
Interpreti e ruoli
Thanapat Saisaymar (Boonmee), Jenjira Pongpas (Jen), Sakda Kaewbuadee (Tong), Natthakarn Aphaiwonk (Huay), Geerasak Kulhong (Boonsong), Kanokporn Thongaram (Rong), Samud Kugasang (Jaai), Wallapa Mongkolprasert (principessa), Sumit Suebsee (soldato), Vien Pimdee . (contadino)
Soggetto
Nordest della Thailandia, oggi. Malato di insufficienza renale cronica, lo zio Boonmee decide di trascorrere i suoi ultimi giorni in campagna, circondato dai suoi cari. Una sera, mentte sono a cena, il fantasma della moglie defunta si materializza a tavola per assisterlo, e poco dopo riappare anche il figlio scomparso ma ora con le fattezze di un animale pelosissimo. Mentre si interroga sulla malattia che lo ha colpito, Boonmee compie il viaggio finale attraverso la giungla fino ad una misteriosa caverna.
Valutazione Pastorale
E' opportuno dire subito che si tratta di un'opera ardua e difficile. Bisogna dare la parola al regista, che afferma: "Io credo nella trasmigrazione dell'anima tra esseri umani, piante, animali e spiriti. La storia dello zio Boonmee racconta il rapporto uomo-animale, cancellando la linea di demarcazione che li separa (...) sono sempre più interessato ai processo di disgregazione e estinzione delle culture e delle specie (...) Boonmee è l'emblema di qualcosa che sta per scomparire, che viene eroso dal tempo, come i cinema, i teatri, i vecchi stile di recitazione che non trovano più posto nella contemporaneità". Così l'autore offre elementi di suggestione, che lo spettatore deve elaborare con pazienza, non facendosi scoraggiare da lentezze, fissità, staticità narrative. Va aggiunto che in più passaggi la storia appare come chiusa in una enigmaticità impenetrabile, corredata da simbolismi e riferimenti di non facile decifrazione. Più che sul terreno religioso, siamo su quello filosofico-esistenziale, nella ritualità della meditazione e dell'ascesi. Dice ancora il regista: "Il cinema é il mezzo attraverso il quale l'uomo crea universi alternativi, altre vite". Dal punto di vista pastorale, indicare il film come consigliabile significa invitare a confrontarsi con un testo filmico certo ostico, ma occasione di conoscenza nel suo essere problematico.
Utilizzazione
più che nella programmazione ordinaria, il film si indirizza per occasioni mirate, per proposte di linguaggio cinematografico non consueto, specchio di uno scenario culturale lontano dagli abituali riferimenti occidentali.