MAGNIFICAT **

Valutazione
Complesso, Discutibile, Dibattiti
Tematica
Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
Pupi Avati
Durata
110'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
MAGNIFICAT
Distribuzione
Istituto Luce, Italnoleggio Cinematografico
Soggetto e Sceneggiatura
Pupi Avati
Musiche
Riz Ortolani
Montaggio
Amedeo Salfa

Sogg. e Scenegg.: Pupi Avati - Fotogr.: (panoramica/a colori) Cesare Bastelli - Mus.: Riz Ortolani - Montagg.: Amedeo Salfa - Dur.: 110' - Produz.: Duea Film

Interpreti e ruoli

Luigi Diberti (Signore di Malfole), Arnaldo Ninchi (Folco), Massimo Bellinzoni (Baino), Dalia Lahav (Roza), Lorella Morlotti (Venturina), BrizioMontinaro (Signore di Campodose), Marcello Cesena (Agateo)

Soggetto

sotto gli spalti di un castello medioevale del decimo secolo, per ordine del signore del luogo, viene eseguita una feroce decapitazione in pubblico, ad opera di Folco un impassibile boia, assistito da Baino un giovane non ancora indurito, ma accuratamente scelto fra tanti come apprendista-boia. In seguito, nel corso di un agghiacciante esercitazione di apprendistato, il giovane deve assistere, inorridito, a una seconda atroce esecuzione, che tocca questa volta a una giovane vagabonda ritenuta strega. Dopo tale "preludio", i due s'incamminano verso il Convento della Visitazione –il Convento del Magnificat, appuntoche domina silenzioso e isolato una lontana vallata. Verso la stessa meta si trovano incamminati per vie diverse e per diversi motivi altri pellegrini: Roza la favorita di un re per chiedere la grazia di partorire un maschio che le assicuri la successione al trono; Margherita un'ingenua ragazzina "ceduta" come novizia al Convento in cambio di una macina da mulino; un re libertino, che vuol finire i suoi giorni in quel Convento, e vi arriva scortato da uno stuolo di figli illegittimi; un monaco itinerante, che passa di monastero in monastero per registrare i defunti delle varie comunità, e muore "non registrato" e ignorato da tutti; due sposi che si uniscono in matrimonio alla presenza di rappresentanti della chiesa e del potere, e sotto gli occhi di una piccola folla che li spia anche nei momenti di maggiore intimità. Tutti approdano a quel Convento come un'oscura ricerca, i cui momenti vengono scanditi dalle celebrazioni che si susseguono durante i giorni della settimana santa. Alla fine un qualche segno di vita e di liberazione viene percepito unicamente dalla giovane Margherita, la novizia forzata che sogna la libertà.

Valutazione Pastorale

film forse concepito come favola moderna, corale, di una umanità disorientata, che brancola, oggi come ieri, alla ricerca di qualcosa d'impreciso, di un qualche punto di riferimento che non riesce a intravedere, di un qualche perché che dia senso al vivere e al morire. Film non facile, comunque, e tuttavia interessante per quel tentativo di rievocare una cultura mista di religiosità e superstizione, di crudeltà e di sogni, di determinazione e contraddizione, facendola apparire come metafora di un oggi per altri versi simile a quello, e ripetizione in chiave moderna dei sentimenti, i vizi, gli abusi, le inquietudini e le aspirazioni di sempre. Film che non propone nulla di preciso, ma crea ambienti e atmosfere che invitano a riflettere, senso di nullità e di vuoto che esige per contrasto una qualche via d'uscita, con un perenne sottofondo di citazioni bibliche, brani evangelici ripetuti insistentemente, preghiere, simboli, suggestioni. Film comunque ben costruito scenograficamente, con personaggi interessanti, contrasti violenti, crudezze e candori, immagini di violenza e immagini di dolcezza che inducono alla riflessione.

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