MANIAC: IL VIRUS CHE UCCIDE

Valutazione
Discutibile, Crudezze
Tematica
Genere
Thrilling
Regia
Shuki Levy
Durata
99'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
HIDDEN RAGE
Distribuzione
Eagle Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Shuki Levy, Joe Hailey, Bob Barron
Musiche
Shuki Levy
Montaggio
Jonathon Braun

Sogg. e Scenegg.: Shuki Levy, Joe Hailey, Bob Barron - Fotogr.: (normale/a colori) Frank Byers, Michael Mathews -Mus.: Shuki Levy - Montagg.: Jonathon Braun - Dur.: 99' - Produz.: Jonathon Braun - Vietato ai minori degli anni quattordici

Interpreti e ruoli

Deborah Shelton (Liz Winters), Lyman Ward (Steven Hack), Tom Dugan (Brandon Poole), Nikolette Scorsese (Melissa Cody), Geoffrey Rivas (Raul Estuardo), Jackie Swanson (Carrie Marks), Phil Roberson (Detective Reynolds), Jill Jacobson (Linda), Clarence Williams III (Kevin)

Soggetto

arrivano a Los Angeles Carrie e Melissa (due fotomodelle) e si mettono d'accordo con Liz Winters, che dirige una agenzia, per lavorare in città. Sfortunatamente per loro, il camionista (Brandon) che gli ha portato valigie e pacchi a domicilio è colpito dal fascino di Carrie e ha deciso di farne una sua vittima. Il giovanotto, un vero psicopatico, spruzza un narcotico sul pavimento, insuffla droga nelle narici di Carrie e abusa di lei resa incosciente, minacciando Melissa, nell'andarsene di casa, che presto verrà il suo turno. Il tenente Reynolds comincia a indagare, tanto più che da esami di laboratorio condotti nell'ospedale in cui Carrie è stata ricoverata, i medici hanno scoperto che Brandon è affetto da Aids. Poiché Liz si prende cura di Melissa, oltre che della piccola figlia di Carrie, il camionista pensa di punire anche lei e solo l'arrivo dell'amico della donna (Steven) la salva da una sicura morte in casa sua. Orinai scatenato, il maniaco non solo uccide dandogli fuoco il suo compagno di lavoro, ma nella villa che Steven possiede a Malibu riesce ad iniettare droga nelle vene delle tre donne colà riunite. E già sarebbe riuscito nei suoi torbidi intenti, se non fosse per l'arrivo sul posto sia di Steven, che del tenente Reynolds.

Valutazione Pastorale

vi sono film che, anche senza sfoderare situazioni mirabolanti, inseguimenti mozzafiato ed efferatezze raffinate, conseguono un livello dignitoso ed assicurano una soddisfacente tenuta. È il caso di questo, girato da Shuki Levy, senz'altro di buona fattura e non afflitto da buchi e sconnessioni sul piano narrativo. È un buon thrilling, piuttosto serio e non scoraggiante, se si deve tener conto del discorsetto tenuto nel finale dal primario dell'ospedale: che, cioè, sull'Aids molto vi è ancora da ricercare e che non è, comunque, detto che un solo rapporto fra il portatore e una sua vittima implichi automaticamente il contagio. Quel Brandon è uno psicopatico e la consapevolezza del male che l'ha colpito e che lui ritiene immedicabile ne ha reso ancor più irrefrenabili e piene di odio le voglie, sì da renderlo un vero e proprio animale. Certo il film è assai crudo né nasconde la brutalità, ma può stimolare anche quelle speranze che sono tuttora poco più che latenti.

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