OCCHIOPINOCCHIO

Valutazione
Discutibile, Scabrosità
Tematica
Genere
Apologo
Regia
Francesco Nuti
Durata
132'
Anno di uscita
1994
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
OCCHIOPINOCCHIO
Distribuzione
Cecchi Gori Group
Soggetto e Sceneggiatura
Ugo Chiti, Giovanni Veronesi, Francesco Nuti
Musiche
Giovanni Nuti
Montaggio
Sergio Montanari

Sogg. e Scenegg.: Ugo Chiti, Giovanni Veronesi, Francesco Nuti - Fotogr.: (scope/a colori) Maurizio Calvesi - Mus.: Giovanni Nuti - Montagg.: Sergio Montanari - Dur.: 132' - Produz.: Pentafilm, Filmone

Interpreti e ruoli

Francesco Nuti (Pinocchio/Leonardo Della Valle), Chiara Caselli (Lucy Light), Joss Ackland (Brando Della Valle), Victor Cavallo (direttore del cronicario), Leon Askin (psichiatra), Charles Simon (avvocato), Jacques Dacqmine (capo della polizia), Leonard Maguire, Mel Berger, Novello Novelli, Carlo Conversi, Pina Cei

Soggetto

il potente banchiere Brando Della Valle viene a conoscenza, attraverso una lettera dell'odiato fratello appena sepolto, che ha avuto un figlio illegittimo dalla relazione con una servetta. Il giovane, soprannominato Pinocchio, è tenuto in un ospizio per anziani: assiste i veccchietti e li seppellisce una volta morti. L'incontro con il padre e il mondo dell'alta finanza è traumatico per Pinocchio nel frattempo chiamato Leonardo che alla sua presentazione ufficiale improvvisa un discorso strampalato, che fa consigliare, dallo psichiatra di Brando, il suo ricovero. Ma il giovane scappa e incontra Lucy Light, una malavitosa in succinte vesti, ricercata per omicidio. Lucy, per depistare i poliziotti, bacia Pinocchio, quindi lo fa salire su un'automobile rubata, e dopo una rocambolesca fuga, in cui la ragazza viene ferita, si rifugia in uno scalo ferroviario. In treno i due raggiungono la campagna, e lei decide di andarsene. Ma vedendola rubare un'automobile Pinocchio tenta di imitarla incorrendo nelle furie del proprietario che viene colpito da Lucy. Insieme i due proseguono la fuga, mentre Brando convince il capo dello polizia che Lucy, accusata di aver ucciso in un albergo un falsario, ha rapito il proprio sempliciotto figlio. Giunti presso il confine, Lucy, che in realtà è innocente del delitto, deve procurarsi un passaporto, che un losco figuro le fa avere costringendola alle sue voglie: il fatto scatena l'ira di Pinocchio con conseguente rissa da cui, come sempre, lo salva la ragazza. Giunti al fiume che delimita il confine, i due fanno l'amore in una vecchia baracca in lamiera, ma al mattino la polizia circonda il luogo e uccide Lucy. Non resta a Brando che internare Pinocchio nell'ospizio, dal quale però egli fugge: una barchetta gli permetterà di attraversare quel fiume che Lucy considerava come la grande frontiera per ambedue. Lontano da tutto e da tutti, Pinocchio sarà solo ma libero.

Valutazione Pastorale

la figura dell'ingenuo, o del subnormale che passa indenne attraverso le più complicate e pericolose vicende, lanciando messaggi sulla libertà, sulla spontaneità dei sentimenti, condannando l'ipocrisia, l'avidità, l'egoismo, la crudeltà dei cosiddetti normali, specie se ricchi e potenti, è stata qui rivisitata. Ne risulta, tuttavia, un epilogo macchinoso perfino con venature di intellettualismo (il fascino malsano della demenza senile, dei vecchi da assistere e lavare e delle tombe da scavare, per cui Pinocchio, adolescente invecchiato nel cronicario, della Morte sa tutto e con la Morte convive). Forse un'occasione mancata: Nuti fa ricorso a stereotipi e riciclaggi di vario genere (i furti di automobili e motociclette da parte dei fuggitivi; gli scatenati inseguimenti "on the road"). I dialoghi appaiono assai gracili e il dipanarsi della storia è per lo più affaticato e arrembato, nella testarda intenzione di rivisitare, pur rispettando l'atmosfera moderna, personaggi e temi dell'unicum collodiano, che tale rimane, intatto e lontanissimo. Tecnicamente, per taglio delle immagini, per luci, fotografia e grinta, la parte migliore del film è assicurata dalla prima mezz'ora: Houston, i grattacieli, l'impero finanziario del banchiere, il contrasto fra il sempliciotto venuto dal cronicario e i ricconi cittadini, che Pinocchio lascia sbeffeggiati e attoniti. Quanto poi alla sua prova come attore, quasi sempre è più inerte e fisso che imbranato: rarissimamente si ha il piacere di ritrovare quel sorrico ironico e sornione e quegli scatti di altri, precedenti lavori. Da qui la minore comunicativa. Reiterate le scabrosità.

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