Orig.: Italia (2010) - Sogg.: Sergio Colabona, Massimo Russo - Scenegg.: Sergio Colabona, Ulderico Pesce, Andrea Satta, Massimo Russo - Fotogr.(Panoramica/a colori): Franco Ferrari - Mus.: Tetes de Bois - Montagg.: Daniele Di Maio - Dur.: 82' - Produz.: Donatella Palermo per Fair Film.
Interpreti e ruoli
Fabio Troiano (Passannante), Ulderico Pesce (Pesce), Andrea Satta (Satta), Alberto Gimignani (Marchitelli), Bebo Storti (ministro), Massimo Olcese (ministro), Nichi Giustini (ministro), Andrea Buscemi (ministro), Roberto Citran (avv. Tarantini), Ninni Bruschetta (Vignali), Luca Lionello (Campitelli), Andrea Lolli (sindaco di Salvia), Maria Letizia Gorga (mamma di Passannante), Veronica Gentili (regina Margherita), Marco Bianchi Merisi (re Umberto I), Francesco Maselli (parlamentare), Manuela Ungari . (segretaria)
Soggetto
Nel novembre 1878 Giovanni Passannante, giovane lucano, arriva a Napoli, colpisce con un temperino il re d'Italia in visita in città, è arrestato, condannato a morte, graziato, rinchiuso in una cella sotto il livello del mare a Portoferraio, trasferito in manicomio criminale in Toscana dve muore nel 1910. Tre uomini si dedicano con caparbietà all'opera di riscatto della vittima. Nel maggio 2007 riescono ad ottenere che il corpo di Passannante sia tumulato nel cimitero del suo paese natale, a Salvia di Lucania.
Valutazione Pastorale
Il regista ricorda di aver scoperto il nome di Passannante leggendo un articolo nel settembre 1999. Da lì in poi si è imbattuto prima nell'ode "A Passannante" di Giovanni Pascoli (per questa il poeta finì in carcere, da dove uscì per l'intervento di Carducci), poi nello spettacolo teatrale messo in scena da Ulderico Pesce. Il film mette insieme tutte queste suggestioni, e riscostruisce sia la sfortunata vita del protagonista sia l'Italia nella quale è maturato il suo gesto, quella della fine del XIX° secolo. Un'Italia già unita, dunque, che il giovane lucano cerca di scuotere, compiendo un gesto 'politico'. L'idea di portare in primo piano una figura, la cui dignità umana era già stata fin troppo offesa in vita e in morte, è giusta, opportuna, quasi doverosa. Meno risolta appare la struttura dell'operazione. L'esordiente Colabona sceglie una narrazione che mette insieme: il 1878, il 1910, gli anni recenti delle alternanze di governo in Italia viste attraverso le anticamere nelle segreterie ministeriali; e poi spezzoni dello spettacolo teatrale, brani cantati dal bravo Andrea Satta, sequenze nella prigione di Portoferraio, incontri con gli altrettanto dolorosi problemi che vivono gli immigrati nel sud. Tanta materia, affidata ad un montaggio che alterna queste varie fasi e miscela dramma a spunti umoristici. Forse ci sono troppe cose, e il risultato è alquanto frammentario. Resta l'importanza dell'operazione sotto il profilo del recupero storico, per cui il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e, forse meglio, in situazioni mirate, dove sia possibile dedicare giusto spazio alla riflessione sui molti spunti che suggerisce.