PICCOLE DONNE *

Valutazione
Accettabile, Semplice
Tematica
Letteratura
Genere
Commedia
Regia
Gillian Armstrong
Durata
115'
Anno di uscita
1995
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
LITTLE WOMEN
Distribuzione
Columbia Tristar film Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Robin Swicord Tratto dal romanzo di Louisa May Alcott
Musiche
Thomas Newman
Montaggio
Nicholas Beauman

Sogg.: Tratto dal romanzo di Louisa May Alcott - Scenegg.: Robin Swicord - Fotogr.: (normale/a colori) Geoffrey Simpson - Mus.: Thomas Newman - Montagg.: Nicholas Beauman - Dur.: 115' - Produz.: Denise Di Novi

Interpreti e ruoli

Winona Ryder (Jo March), Trini Alvarado (Meg March), Kirsten Dunst (Amy March), Claire Danes (Beth March), Susan Sarandon (Marmee March), Gabriel Byrne (Friedrich Baher), Christian Bale (Laurie), Samantha Mathis, Eric Stoltz, Mary Wickes, John Neville, Matthew Walker, Christine Lippa, Marco Roy, Alan Robertson

Soggetto

nel 1861, richiamato alle armi nel corso della guerra di secessione americana, il signor March affida la famiglia alla moglie Marmee, donna forte ed efficiente, tutta dedita alle quattro sue figlie: Jo, Meg, Beth ed Amy. Costoro, profondamente unite tra loro ma assai diverse nel carattere, vivono a Concord, Massachusetts, in una graziosa villetta e passano il tempo aiutando in casa, ricamando, leggendo. Meg è la maggiore, assennata e gentile; Jo è la più viva e autonoma, di grande intelligenza (con qualche idea di femminismo) e determinata nel voler diventare una scrittrice; Beth è la più dolce e riservata, forse perché da tempo malata; quanto alla dodicenne Amy, la sua adolescenza la fa sbarazzina e più superficiale. Dopo qualche anno il padre è sempre lontano: c'è un po' di ristrettezza in casa (ma per alcuni sfortunati in angustie le ragazze non mancano mai di aiutarli). Tra i benestanti del vicinato c'è il giovane Laurie che adora tutte e quattro le ragazze March. Dopo il ritorno dalla guerra a Concord del padre convalescente la famiglia a poco poco si dissolve. Avvenute le nozze tra Meg e un bravo giovane, dalla coppia nasce un bambino; Amy parte con la vecchia zia March per l 'Europa; Beth muore. Jo sopporta un po' a fatica il quieto vivere locale, fatto di piccoli eventi, di qualche ballo che eccita la gioventù femminile. Rifiutata la proposta di matrimonio di Laurie innamorato di lei (Jo che gli vuole un gran bene come amico intende trovare il proprio posto in una società in fermento) lascia dunque Concord e si reca a New York come istitutrice dove conosce un insegnante, Friedrich Baher, affascinante e colto, molto aperto come lei ai problemi sociali. Dopo molto tempo, tornata a casa, Jo viene finalmente premiata dalla pubblicazione del suo primo romanzo, che Friedrich aveva apprezzato e lodato. Le tre "piccole donne" sono ormai cresciute: Amy in Europa ha sposato Laurie, e mamma March pensa di fondare una scuola, che sarà liberamente aperta ai bianchi e neri.

Valutazione Pastorale

nella storia della letteratura americana del secolo XIX il romanzo "Piccole donne" di Louisa May Alcott si prese subito uno spazio clamoroso. Così dicasi per il primo film, quando il romanzo passò sullo schermo e, ormai qualche decennio fa, affascinò una moltitudine di fanciulle. Fermi restando questi dati, che naturalmente sono e restano inoppugnabili, c'è da chiedersi che senso abbia riproporre alle soglie del 2000 la storia, i fatterelli domestici della famiglia March, i sentimenti e le fantasticherie delle quattro ragazze e, in più, le morti, i matrimoni e le nascite. Certo il quadro di un'epoca ( che appare pressoché remota per valori, costume e comportamenti) è ben presentato, anche se regìa e sceneggiatura avrebbero potuto sottolineare con maggior vigore certi trasalimenti personali e sociali dell'epoca (le lotte per i diritti civili, il rapporto uomo-donna nella società americana). L'ambientazione è valida, il clima della saga indovinato, l'interpretazione (quella di Wimona Ryder in primo luogo) molto aderente. Rilevare che tutto gronda decoro e pulizia, significa dare atto che anche per questo il film è più che accettabile. Questo non toglie tuttavia ciò che di mieloso e stucchevole esso riserva in abbondanza, per cui risulta davvero fuori tempo e non coinvolge seriamente. La sua assoluta "semplicità" è lodevole, però debordante.

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