POLIZIOTTI

Valutazione
Inaccettabile, Crudo
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Giulio Base
Durata
90'
Anno di uscita
1995
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
POLIZIOTTI
Distribuzione
Cecchi Gori Group
Soggetto e Sceneggiatura
Sandro Petraglia, Franco Bertini, Giulio Base Giulio Base, Franco Bertini, Franco Ferrini, Maurizio Ponzi
Musiche
Oscar Prudente
Montaggio
Claudio Di Mauro

Sogg.: Giulio Base, Franco Bertini, Franco Ferrini, Maurizio Ponzi - Scenegg.: Sandro Petraglia, Franco Bertini, Giulio Base - Fotogr.: (scope/a colori) Dante Dalla Torre - Mus.: Oscar Prudente - Montagg.: Claudio Di Mauro - Dur.: 90' - Produz.: Rita Cecchi Gori, Claudio Bonivento, Vittorio Cecchi Gori - Vietato ai minori degli anni quattordici

Interpreti e ruoli

Claudio Amendola (Lorenzo), Kim Rossi Stuart (Andrea), Michele Placido (Sante Carrera), Nadia Fares (Stella), Roberto Citran (Guido), Stefania Rocca (Valeria), Luigi Diberti (Berardi), Fulvio Milani, Franco Diogene, Mario Aterrano, Luigi Di Fiore, Fabrizio Camponeschi, Paola Rota

Soggetto

Roma. Accusato di metodi violenti in servizio, per avere ucciso due spacciatori, il poliziotto Lorenzo, detto Lazzaro, viene inviato a Torino. Sul treno conosce Andrea, un collega giovane ed assai corretto. Frattanto in carcere Sante Carrera, un pericoloso delinquente, tenta il suicidio e viene ricoverato in ospedale. Lo piantona Andrea, con un collega giovane, ed il furbo bandito comincia a circuire i due, riuscendo ad incontrare la sua “donna” Stella. Lazzaro riesce ad affiancare Andrea, perché deve vendicare la morte del fratello ucciso dalla droga. L'ex fidanzata di questi rivela a Lazzaro che il "Vampiro", lo spacciatore responsabile del fatto, la visiterà a casa, e gli lascia le chiavi. Lazzaro riesce a sorprendere lo spacciatore ed a consegnarlo, tramortito, alla polizia con una telefonata anonima. Frattanto, Sante circuisce Andrea: e finalmente riesce a convincerlo a portarlo fuori in un night dove possa incontrare Stella. Egli si apparta con la donna nella toilette, e tramite un tramezzo finto si dilegua per vendicarsi di chi lo ha denunciato. Andrea, solo ed in stato di choc, telefona a Lazzaro, che tenta di calmarlo, ma il giovane, disperato per l'errore commesso, si spara al cuore. Il capo vorrebbe destituire Lazzaro ed arrestarlo, ma egli chiede 24 ore per catturare il delinquente. Carpito il domicilio di Sante da Stella, con cui ha un'avventura, si procura una pistola e va ad affrontare Sante in una casa isolata, dove rischia di essere strangolato dal bandito: ma con uno sforzo disperato, riesce a sopraffarlo ed a consegnarlo alla giustizia.

Valutazione Pastorale

film molto ambizioso, questo di Giulio Base, che si dice ispirato ad un fatto vero. Certamente non si può dubitare che le città italiane, e Torino in particolare, offrano un quadro molto simile a quello qui presentato. Lo stile, molto superficiale, a tratti, riecheggia però troppo la serie televisiva della "Piovra", forse in omaggio alla presenza di Michele Placido, qui però nelle vesti di cattivo. Claudio Amendola è certamente il più convincente, anche se Kim Rossi Stuart cerca di dare credibilità ad un poliziotto che più tenero, indifeso ed ingenuo non si può immaginare. Il tutto è poi infarcito di scene di violenza, di sesso, da scabrosità che dovrebbero essere descrizioni di realismo ma si sospetta siano invece il solito compromesso tra film denuncia e film che insegue il successo commerciale tramite le cosiddette immagini "forti", un gioco che sembra cominci a stancare, talvolta, anche gli spettatori più assuefatti. La fotografia della Torino notturna è buona; certi dialoghi e certe sequenze non mancano di mordente. Il regista e gli sceneggiatori potevano senz'altro, senza scadere nel didascalico, ottenere un film di denuncia teso, serrato, realistico, ma non volgare. Invece così banalizzano tutto, ed il messaggio si perde confuso com'è tra travestiti, revolverate, copule varie e scene di violenza. Pastoralmente le crudezza e le licenziosità mostrate, nonchè il linguaggio, sono da respingere, anche perché non fanno molto per suscitare un risentimento morale dello spettatore, che diviene più complice che non giudice di ciò che vede.

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