RIFLESSI IN UN CIELO SCURO

Valutazione
Accettabile-riserve, Realistico
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Salvatore Maira
Durata
99'
Anno di uscita
1991
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
RIFLESSI IN UN CIELO SCURO
Distribuzione
Academy Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Massimo Franciosa, Luisa Montagnara, Salvatore Maira
Musiche
Alfredo Muschietti
Montaggio
Alfredo Muschietti

Sogg. e Scenegg.: Massimo Franciosa, Luisa Montagnara, Salvatore Maira - Fotogr.: (panoramica/a colori) Alfio Contini - Mus.: Alfredo Muschietti - Montagg.: Alfredo Muschietti - Dur.: 99' - Produz.: Starlet Film, Raiuno

Interpreti e ruoli

Françoise Fabian (Valeria), Anna Kanakis (Chim), Valerie Perrine (Caterina), Peter Stormare (Carlo), Maurizio Donadoni (Mario), Brigitte Christensen (Suor Angela), Clelia Piscitello (Suor Teresa), Manrico Gammarota, Stefano Madia, Lorella Morlotti, Bettina Giovannini

Soggetto

la cinquantenne Valeria, un medico ospedaliero, vedova, è da vent'anni dedita all'alcool, per frustrazioni e dissidi familiari. Rimasta sola dopo il matrimonio del figlio le capita di assistere, dalla finestra del suo appartamento, a una scena di violenza sulla strada sottostante. Ad esser inseguita dall'aggressore è Chim, un'eccentrica e stralunata ragazza, che si precipita per le scale del palazzo e si butta dentro la prima porta aperta: gliel'ha aperta di proposito Valeria, mossa da un istintivo sentimento di protezione. La ragazza è una tossicodipendente, ridotta a prostituirsi per procurarsi la droga. Di fronte alla prima, violenta crisi di astinenza di Chim, Valeria, per impedirle di prostituirsi, decide di procurarle a proprie spese la droga, acquistandola presso un insospettabile spacciatore, dipendente dall'ospedale in cui lavora. Ma in seguito compie ogni sforzo e si espone a ogni sorta di ricatti e di rischi per far guarire Chim. La quale durante le violentissime crisi, rompe tutto ciò che le capita fra le mani. Valeria decide di segregarsi in casa con la ragazza, dopo aver fatto prov-vista di viveri e aver tagliato il telefono, si vede costretta a legarla addirittura al letto e a somministrarle a forza sedativi potenti per farle superare le crisi ricorrenti. Chim sembra tornata alla normalità e inizia un periodo di precario equilibrio, in cui avverte lucidamente che, per non riprecipitare nella droga, le è indispensabile la solidarietà di Valeria e quindi il suo recupero. A questo punto le parti si invertono. Ora è Chim a costringere violentemente Valeria a lasciare l'alcool, con ulteriori sfasciamenti di mobili e suppellettili, che riducono l'appartamento in macerie. Ora è Valeria ad essere in debito con Chim: le due donne ormai sono unite dalla volontà di aiutarsi e resistere insieme.

Valutazione Pastorale

il film di Salvatore Maira non è certamente un capolavoro e non risulta affatto esente da mende, ma quanto meno riesce a mettere in chiaro alcuni punti-chiave riguardanti due fenomeni in diversa misura micidiali, entrambi notoriamente diffusi in questi travagliati anni, e lo fa percorrendo a ritroso il cammino di morte della droga e dell'alcool, forse straripando in violenza e distruzione, ma senza conceder nulla al facile e al lacrimoso. Innanzi tutto ha il merito di segnalare il potere autodistruttivo dell'alcool, meno eclatante, forse, ma non meno reale di quello della droga. E poi di evidenziare per l'uno come per l'altro fenomeno l'estrema difficoltà di uscirne; la quasi inevitabilità della costrizione, almeno finché il soggetto non sia in grado di volerne di proposito uscire; la fragile precarietà del "dopo", per cui è indispensabile non solo una qualche motivazione che aiuti a perseverare nella riacquistata libertà, ma anche il sostegno, la solidarietà, l'attenzione continua di qualcuno che affianchi i buoni propositi di chi pur si sforza di rimanerne fuori. Le risse spettacolari e gli sfasciamenti fragorosi sono forse emblematici della demolizione interiore causata dai tristi fenomeni dell'alcool e della droga; e il ricorso della scenografia a barriere di cancellate, porte chiuse, legature costringenti, prove di forza impotenti allude alla schiavitù cui va incontro chi vi si abbandona.

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