ROCKY V *

Valutazione
Accettabile-riserve, Realistico
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
John G. Avildsen
Durata
104'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
ROCKY V
Distribuzione
U.I.P.
Soggetto e Sceneggiatura
Sylvester Stallone
Musiche
Bill Conti
Montaggio
John G. Avildsen, Michael N. Knue

Sogg. e Scenegg.: Sylvester Stallone - Fotogr.: (normale/a colori) Steven Pojter, Victor Hammer - Mus.: Bill Conti - Montagg.: John G. Avildsen, Michael N. Knue - Dur.: 104' - Produz.: Irwin Winkler, Robert Chartoff

Interpreti e ruoli

Sylvester Stallone (Rocky Balboa), Talia Shire (Adrian), Burt Young (Paulie), Richard Gant (George Washington Duke), Tommy Morrison (Tommy Gunn), Burgess Meredith (Mickey Goldmill), Sage Stallone. (Rocky Jr.), Tony Burton, James Gambina, Della Sheppard, Michael Sheehan

Soggetto

dopo aver battuto a Mosca il grande campione Drago, Rocky Balboa torna in America. Ora gli si pongono due problemi: pena la morte non dovrà più pugilare perché ha gravi lesioni cerebrali e poi non ha più soldi, a causa delle malefatte di un commercialista senza scrupoli, al quale il cognato e assistente Paulie aveva incautamente dato la procura generale per gli interessi del pugile. Stremato dalle tasse arretrate, e venduta la bella casa, Rocky decide di tornare alla natìa Philadelphia e si installa in un edificio popolare insieme a coloro che ama teneramente (la moglie Adriana e il figlio dodicenne Rocky Jr.). Adriana lavora in negozio e al ragazzino il padre comincia intanto ad insegnare come difendersi da qualche compagno di scuola un po' manesco. Quanto alla boxe, egli vive di ricordi, pensando al suo primo allenatore e alle prime vittorie. Ma ecco che Tommy Gun un giovanotto suo fan accanito, gli chiede di insegnargli il mestiere. Rocky da prima resiste, poi cede, tutto fiero di un allievo che promette benissimo, fino ad accoglierlo in casa, con il che suscita anche la gelosia del figlio. Però Tommy fa presto a perdere la testa, quando un furbo manager, George Washington Duke, gli prospetta una fulminea carriera e comincia a dargli dollari e seducente compagnia. Rivoltatosi contro Balboa che tanto ha fatto per lui, Tommy vince il campionato, senza neppure accennare, nel corso di una intervista in televisione, al nome di colui che l'ha costruito, per la sua clamorosa impresa. Quando però, nella conferenza-stampa dopo l'incontro, il ragazzo viene irriso dagli specialisti della stampa sportiva, per i quali l'unico uomo da battere era e rimane Balboa (il furbo ed avido Duke solo per guadagnare dollari gli ha opposto un pugile scadente), Tommy si adira e sfida Ricky. Di notte, in mezzo ad una strada di Philadelphia, avviene una rissa spettacolare, a pugni nudi e senza altre regole se non quelle della rabbia e del rancore. Ma è Rocky a vincere, incurante delle sue lesioni cerebrali e ancora tanto forte dopo lo scontro, da regolare a pugni il conto anche con il malvagio Duke. Con grande gioia del ragazzetto che, ritrovato il papà, se lo porta in giro a visitare i musei cittadini, nelle pause dei primi allenamenti con i guantoni sotto la esperta guida del campione.

Valutazione Pastorale

con Rocky V la parabola si conclude e in un certo senso, per temi e contenuti, si torna al Rocky I e anche al regista (John G. Avildsen) del primo exploit di Sylvester Stallone, cui si debbono il soggetto e la sceneggiatura dell'ultimo. Film generoso e in sostanza sano, ma con qualche scivolone nello stucchevole. Questo perché Balboa ha avvertito colpi duri (il trauma cerebrale e la perdita dei propri averi) e vive nella malinconia dei ricordi, nel ribattere che la boxe è fatta, sì, di muscoli, ma anche di cuore e che la famiglia è il massimo valore. Lo stesso Stallone, appare un pò appannato nel ruolo più quieto e sentenzioso di colui che ha grinta, ma la nasconde sotto la palpabile banalità dell'eroe approdato dopo la gloria e per i guai nel modesto quartiere popolare di Philadelphia. Resta salva la scazzottata finale: i due campioni se le dànno in maniera selvaggia, dimentichi delle leggi del ring, scatenati in una rissa memorabile con la vittoria del migliore, il vincitore di Drago, su l'antipatico e ingrato Tommy. Stallone ricorre con troppa compiacenza alle sue espressioni facciali consuete, rifugiandosi dietro ad una maschera che, un tempo dura e marcata, ora appare molto di maniera.

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