ROMAN POLANSKI: A FILM MEMOIR

Valutazione
Consigliabile, Problematico
Tematica
Cinema nel cinema, Mass-media, Politica-Società, Storia
Genere
Documentario
Regia
Laurent Bouzereau
Durata
94'
Anno di uscita
2012
Nazionalità
Francia, Gran Bretagna, Italia
Distribuzione
Lucky Red Distribuzione
Musiche
Alexandre Desplat
Montaggio
Jeff Pickett

Orig.: Gran Bretagna/Francia/Italia (2011) - Sogg. e scenegg.- Fotogr.(Panoramica/a colori): Pawel Edelman - Mus.: Alexandre Desplat - Montagg.: Jeff Pickett - Dur.: 94' - Produz.: Andrew Braunsberg, Christoph Fisser, Henning Molfenter, Charlie Worbcken, Luca Barbareschi.

Interpreti e ruoli

Roman Polanski (se stesso), Andrew Braunsberg . (se stesso)

Soggetto

Nello chalet a Gstaad, in Svizzera, Andrew Brausberg, amico e suo storico produttore, esorta Polanski a raccontare la propria vita. Si comincia quindi dalla nascita a Parigi, e poi: il trasferimento della famiglia a Cracovia, l'adolescenza interamente trascorsa negli anni di guerra, della dominazione nazista, delle leggi razziali, dei campi di sterminio. Nel dopoguerra, ecco il giovane Polanski avvicinarsi alla radio, al teatro, infine al cinema, prima come attore, poi come regista. I primi film in Polonia, e, a seguire, una carriera intensa divisa tra Europa e Stati Uniti. In USA la tragedia dell'uccisione della moglie Sharon Tate; l'arresto dopo aver abusato di una minorenne; la scelta di andare via per evitare il carcere. Altri film, successi e insuccessi, la nuova moglie Emmanuelle Seigner, con la quale ormai vive da 25 anni, e i loro due figli. Controverse giudiziare che non si placano mai del tutto...

Valutazione Pastorale

Sarebbe improprio parlare di intervista. L'antica amicizia infatti condiziona alla lunga fortemente l'incontro tra i due, eliminando i ruoli della domanda e della risposta per lasciare spazio ad una confessione a ruota libera del regista, con poche digressioni o deviazioni dalla linea principale. Partendo da queste premesse, la ricostruzione di 'vita e opere' è scorrevole e incalzante, basata su immagini, documenti, spezzoni di film e di cinegiornali. La scelta di dedicare quasi la prima metà del lavoro al tragico periodo del nazismo e dei campi di sterminio, sia pure più che motivata, appare un po' finalizzata a inquadrare la commozione dell'autore, a ricordare la sofferenza di un'infanzia violata, poi espressasi nel film premio Oscar "Il pianista". Forse la carriera di Polanski, tra alti e bassi (siamo per ora fermi al teso e incisivo "Carnage"), è davvero specchio della sua vita agitata, irrequieta, anche disordinata. Su di lui, vicino agli ottanta anni, questo lavoro può rappresentare un buona base di partenza sotto il profilo della testimonianza e della critica. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell'insieme problematico.

Utilizzazione

Con attenzione per minori e piccoli, il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, in seguito, in occasioni mirate come proposta che consente di avviare riflessioni sia su un nome importante del cinema internazionale sia ruolo e identità del cinema di documento.

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