
Orig.: Gran Bretagna/Francia/Italia (2011) - Sogg. e scenegg.- Fotogr.(Panoramica/a colori): Pawel Edelman - Mus.: Alexandre Desplat - Montagg.: Jeff Pickett - Dur.: 94' - Produz.: Andrew Braunsberg, Christoph Fisser, Henning Molfenter, Charlie Worbcken, Luca Barbareschi.
Interpreti e ruoli
Roman Polanski (se stesso), Andrew Braunsberg . (se stesso)
Soggetto
Nello chalet a Gstaad, in Svizzera, Andrew Brausberg, amico e suo storico produttore, esorta Polanski a raccontare la propria vita. Si comincia quindi dalla nascita a Parigi, e poi: il trasferimento della famiglia a Cracovia, l'adolescenza interamente trascorsa negli anni di guerra, della dominazione nazista, delle leggi razziali, dei campi di sterminio. Nel dopoguerra, ecco il giovane Polanski avvicinarsi alla radio, al teatro, infine al cinema, prima come attore, poi come regista. I primi film in Polonia, e, a seguire, una carriera intensa divisa tra Europa e Stati Uniti. In USA la tragedia dell'uccisione della moglie Sharon Tate; l'arresto dopo aver abusato di una minorenne; la scelta di andare via per evitare il carcere. Altri film, successi e insuccessi, la nuova moglie Emmanuelle Seigner, con la quale ormai vive da 25 anni, e i loro due figli. Controverse giudiziare che non si placano mai del tutto...
Valutazione Pastorale
Sarebbe improprio parlare di intervista. L'antica amicizia infatti condiziona alla lunga fortemente l'incontro tra i due, eliminando i ruoli della domanda e della risposta per lasciare spazio ad una confessione a ruota libera del regista, con poche digressioni o deviazioni dalla linea principale. Partendo da queste premesse, la ricostruzione di 'vita e opere' è scorrevole e incalzante, basata su immagini, documenti, spezzoni di film e di cinegiornali. La scelta di dedicare quasi la prima metà del lavoro al tragico periodo del nazismo e dei campi di sterminio, sia pure più che motivata, appare un po' finalizzata a inquadrare la commozione dell'autore, a ricordare la sofferenza di un'infanzia violata, poi espressasi nel film premio Oscar "Il pianista". Forse la carriera di Polanski, tra alti e bassi (siamo per ora fermi al teso e incisivo "Carnage"), è davvero specchio della sua vita agitata, irrequieta, anche disordinata. Su di lui, vicino agli ottanta anni, questo lavoro può rappresentare un buona base di partenza sotto il profilo della testimonianza e della critica. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell'insieme problematico.
Utilizzazione
Con attenzione per minori e piccoli, il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, in seguito, in occasioni mirate come proposta che consente di avviare riflessioni sia su un nome importante del cinema internazionale sia ruolo e identità del cinema di documento.