SAINT ANGE

Valutazione
Discutibile, ambiguo
Tematica
Bambini, Donna, Psicologia
Genere
Thriller
Regia
Pascal Laugier
Durata
90'
Anno di uscita
2005
Nazionalità
Francia, Romania
Titolo Originale
Saint-Ange
Distribuzione
CDI
Musiche
Joseph Lo Duca
Montaggio
Sebastien Prangere

Orig.: Francia/Romania (2003) - Sogg. e sceneg.: Pascal Laugier - Fotogr.(Scope/a colori): Pablo Rosso - Mus.: Joseph Lo Duca - Montagg.: Sebastien Prangere - Dur.: 90' - Produz.: Richard Grandpierre, Christophe Gans.

Interpreti e ruoli

Virginie Ledoyen (Anna), Lou Dillon (Judith), Catriona Maccoll (Francard), Dorina Lazar (Ilinka), Virginie Darmon (Mathilde), Jerome Soufflet (Daniel), Marie Henry (Marie), Marie Chouquet (Alex), Eric Prat (responsabile dei servizi sociali)

Soggetto

Alpi francesi, 1958. Sola e in attesa di un bambino, la giovane Anna per mantenersi lavora come donna delle pulizie al Saint Ange, un orfanotrofio di enormi dimensioni ora semiabbandonato. Ci sono solo una vecchia domestica e una ragazza come paziente, oltre alla direttrice. Ben presto il clima e strani fenomeni inducono Anna a sentirsi sempre meno sicura e a pensare di vivere in un incubo. Tutto appare legato ad avvenimenti accaduti intorno alla fine della guerra mondiale, quando forse numerosi bambini furono abbandonati a se stessi nell'impossibilità dell'istituto di provvedere a loro. Anna ben presto perde il controllo di se stessa, partorisce, scende nei sotterranei dove si muovono i fantasmi dei bambini del passato, muore. Poi riappare con il neonato e gli altri piccoli ospiti. Quindi decide di lasciare l'orfanotrofio. Ma la sua valigia resta nel corridoio.

Valutazione Pastorale

Si tratta di un thriller che procede verso un accumulo tale di risvolti psicologi e psicanalitici da restarne alla fine schiacciato. L'andirivieni tra presente e passato, tra sogno e realtà si risolve in una trama arzigogolata e confusa, sconnessa al punto che il regista stesso ne perde il controllo e manda fuori pista qualunque logica narrativa. L'unità di luogo e d'azione è sprecata in superflui passaggi colorati di horror, in colpi di scena mal calibrati, in ripetizioni insignificanti. Si voleva parlare dell'infanzia violentata in certi tipi di istituti? Si voleva tracciare una metafora della maternità in donne abbandonate? Forse le due ragazze principali sono due facce della stessa donna? Forse la nascita della 'diversità' veniva (e viene) impedita? Tutto resta sospeso. Tranne il fatto che il film é decisamente sconnesso e, dal punto di vista pastorale, é da valutare come iscutibile e nell'insieme ambiguo. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria con attenzione per la presenza di minori, e indirizzandosi di più verso i fruitori di questo 'genere' particolare. Molta attenzione è poi da tenere per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.

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