SETTE ANNI IN TIBET

Valutazione
Accettabile-riserve, realistico
Tematica
Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
Jean Jacques Annaud
Durata
129'
Anno di uscita
1997
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
SEVEN YEARS IN TIBET
Distribuzione
Cecchi Gori Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Becky JohnstonBecky Johnston
Musiche
John Williams
Montaggio
Noelle Boisson

Sogg e Scenegg.: Becky Johnston - Fotogr. (Scope/a colori): Robert Fraisse - Mus.: John Williams - Montagg.: Noelle Boisson - Dur.: 129' - Produz.: Jean Jacques Annaud, John H.Williams, Iain Smith.

Interpreti e ruoli

Brad Pitt (Heinrich Harrer), David Thewlis (Peter Aufschnaiter), Jamyang Jamtsho Wanguchuk (Dalai Lama), Danny Denzongpa (Reggente), Inceborga Apkunaite (Ingrid Harrer), B.D.Wong (Ngabo Jigme), Mako (Kungo Tsarong), Victor Wong, Sonam Wangchuk, Dorjee Tsering, Lhakpa Tsamchoe, Jetsun Pema, Ama Asche Dongtse.

Soggetto

Nel 1939 l’alpinista austriaco Heinrich Harrer parte per una spedizione in Tibet con l’intento di scalare il Nanga Parbat, senza curarsi delle preoccupazioni della moglie Ingrid incinta, che affida all’amico Horst. Nel frattempo in Tibet, un bimbo di quattro anni viene designato come nuovo Dalai Lama e venerato dai fedeli. Quando gli scalatori arrivano al campo base, nel turbine della tempesta di neve, vengono fatti prigionieri dai soldati inglesi e scoprono che è in corso una guerra e loro, come austriaci, sono nelle linee nemiche. Portati in un campo di prigionia, dopo qualche tempo Harrer comincia a leggere libri che parlano del Tibet mistico, e poi riceve una lettera in cui la moglie chiede il divorzio per poter sposare Horst. Insieme ad altri compagni fugge dal campo, poi prosegue da solo. Dopo molte vicende, si ritrova col capo della spedizione Peter, insieme raggiungono Lhasa, la capitale del Tibet, dopo un viaggio che ha trasformato il carattere di Heinrich. Ormai adolescente, il Dalai Lama fa chiamare a palazzo Heinrich, e con lui passa molte giornate. Intanto la Cina invade ed occupa il Tibet. Di fronte all’invasione, Heinrich capisce che è il momento di fuggire e vorrebbe che il Dalai Lama lo seguisse. Ma il ragazzo rimane. Heinrich torna a Vienna, va dal figlio che non ha mai visto. Poi arrivano notizie sulla fuga del Dalai Lama in India. L’amicizia tra i due dura tuttora.

Valutazione Pastorale

La vicenda è completamente vera. Heinrich Harrer ha pubblicato nel 1953 un libro di memorie sugli anni trascorsi in Tibet, una permanenza che doveva essere breve e che poi le circostanze hanno prolungato con conseguenze decisive per lui e per il suo carattere. Da uomo arrogante e presuntuoso, Heinrich a poco a poco scopre un’altra realtà, tutta interiore, capisce che c’é un modo diverso di rapportarsi con la natura e il mondo circostante. Una maturazione individuale, quindi, che avviene in contem-poranea con le tragiche vicende di un popolo, quello tibetano, che è privato della propria libertà e della possibilità di avere come riferimento la propria guida spirituale. Il film è sicuramente sincero e motivato dalla volontà di fotografare questa doppia situazione difficile, è girato con cura e grande attenzione, ma non sempre riesce ad essere convincente. Dal punto di vista pastorale, il tema del buddhismo da un lato e della ‘conversione’ di Heinrich dall’altro sono poco approfonditi, più illustrati che sofferti, e l’insieme alla fine è troppo facilmente e sbrigativamente ecumenico. UTILIZZAZIONE: girato in esterni con molto realismo, è da utilizzare in programmazione ordinaria. In altre occasioni, può servire come utile inizio per affrontare il tema della spiritualità buddhista, senza però che ci siano altri spunti più validi (a parte quello del riportare in primo piano la storia, un po’ passata sotto silenzio, dell’invasione della Cina di Mao nel Tibet).

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